APPUNTAMENTO N. 54
OGGI PIOVE…ALLORA ZUPPA RICCA.
Di
Bruno Sangiovanni.
La conferenza è quella del mattino. La giornata è
francamente brutta, pioggia e cattivo tempo. E’ da qui che parte René: Oggi c’è brutto tempo, temporali, vento,
pioggia. Quando si esagera con liquidi, bibite, alcool, ecc., nel corpo è la
stessa cosa: fa brutto, e non si sa bene cosa può succedere dentro. Poi
racconta di un medico giapponese che con uno strumento igroscopico-elettronico
(non so come funziona) riesce a filmare le cellule dopo che si è bevuta una
bibita zuccherata e fredda. Si vede che le cellule si raggruppano come se
avessero freddo, come per proteggersi, e che si deformano rispetto al loro
aspetto sferico normale.
Dopo un pasto macrobiotico si vedono invece le cellule che
mantengono la loro condizione normale, sferiche e con i giusti spazi tra una e
l’altra. Mi chiedo dove stia il confine tra realtà e suggestione, ma devo dire
che io stesso ho visto il filmato, e le cose sembrano proprio così.
La parte interessante di questa storia, tuttavia, è un’altra
ancora. René la sottolinea: Lo spirito
giapponese è andare alla ricerca delle cause, è andare a fondo delle cose. In
occidente dicono che conoscono, che hanno visto anche loro, ma il problema è
che non ne tengono conto. La macrobiotica è una pratica che viene dallo studio e dalla comprensione
dell’Ordine dell’Universo e che contiene una verità che si chiama giustizia.
Che è la legge di causa-effetto. E’ importante questa attitudine: per ogni
effetto, la cosa importante infatti è comprenderne la causa.
Continua René: Se non
si fa questo, se si è ignoranti del principio della giustizia, si rimane in
ambiti ristretti. Fare macrobiotica invece dovrebbe essere il contrario, avere
una cucina importante, amici, altra gente tra cui magari anche qualcuno malato,
che vengono a provare e apprezzare la cucina, oppure a capire come fare un
regime più stretto e più curativo, vedere gli effetti che produce. Fare solo
per sé stessi non è fare veramente la macrobiotica. Quanto è vero, ahimè!
Per fortuna c’è anche chi lo fa e condivide, veramente. Le scoperte positive
non finiscono mai, e ho grande ammirazione e stima per chi ha questo dono e
capacità.
Rimane il fatto che oggi piove e fa
freddo.
Allora
bisogna preparare qualche cosa che aiuti a bilanciare, cioè che ci riscaldi e
tonifichi più di altre volte. Una zuppa è l’ideale. Una zuppa ricca con alga
wakame, miso, rape, carote e cipolle, e un po’ di sale. Ieri la zuppa era più
leggera, oggi con il tempo che c’è deve essere più ricca.
Tutto sembra a posto, tutti sono d’accordo, ma c’è una signora che ha
subito una operazione, e la persona che l’accompagna si capisce che non ha
fiducia. dice
René. Se parenti o amici sono di idea diversa, non credono e sono contro,
allora chi è malato non ce la può fare. Perché semplicemente non si può fare
qualche cosa contro gli altri che vedono male il cambiamento. E non può durare, perché alla lunga
non si può fare qualche cosa contro la volontà degli altri.
Questo è un problema.
Questo è un problema.
La macrobiotica, è vero, in qualche modo va contro
l’organizzazione di questa società. Alcuni la utilizzano perché sono contro la
società, perché il loro unico motivo è quello di essere contro, e quindi
utilizzano la macrobiotica per questo. Ma, dice René: Non si può essere così, contro la società tout-court, perché la società
siamo noi. Allora vuol dire che dobbiamo essere noi a portare alla società la
verità che è contenuta nell’alimentazione e nella filosofia della macrobiotica.
Bisogna creare un laboratorio di cucina. Nei monasteri Zen,
dove si pratica intensamente la meditazione, la cucina è una cosa molto
importante. Qui ogni pasto è cucinato e cotto perfettamente, con la massima
attenzione, cura e dedizione. Il che significa che la coscienza si sviluppa
anche secondo il livello e la qualità che si mette nella preparazione dei
pasti.
Con la macrobiotica
avete uno strumento per entrare nella libertà, nella felicità, nella gioia di
vivere, ma bisogna metterlo in pratica. Ecco l’insegnamento. Ci vorrebbe un piccolo giardino, dove
piantare le zucche. E se non sapete bene come preparare alcune ricette,
rifatevi sempre a Le Zen Macrobiotique, dove troverete tutte le istruzioni per
sapere come si impiegano i cereali e il miso, tanto per cominciare.
La macrobiotica non è pensiero e
idee. E’ vita pratica
Si
cambia argomento. Quando c’è uno stimolo Yin, per esempio quando si prende una
bibita fredda, c’è sempre una reazione opposta, di costrizione
(vaso-costrizione diciamo). Ma se si esagera con bibite fredde, magari gasate,
zuccherate, spremute, succhi, ecc., allora il sistema rischia di non reagire
più, e col tempo prende piede la dilatazione. Per comprendere bisognerebbe
osservare la reazione immediata del corpo, e poi quali effetti si producono a
lungo termine. Normalmente c’è sempre una reazione, ma poi se si eccede, questo
può determinare una mancanza di reazione, ed è qui dove si presentano i
problemi.
In macrobiotica, regime a base vegetale, il sale ritrova un
suo ruolo centrale. Uno dei modi più efficienti per prendere il sale è
attraverso il miso, e anche il tamari. Ci sono diversi tipi di miso, quello
bianco è più gastronomico e qualche volta lo si può utilizzare per questo
scopo. Ma bisogna rimanere vicini al miso tradizionale più stagionato, come
base quotidiana alimentare e non gastronomica. Che è cosa diversa perché la
gastronomia è ricerca di specialità, tipi di formaggio, di vino, cose così.
Se seguissimo questo atteggiamento più gastronomico,
verrebbe allora da domandarsi anche per il miso, quale tipo? Ma per la
macrobiotica non è così, perché ha un punto di vista differente, il miso non è
una questione gastronomica, come in quelle sale da tè con liste infinite di tè
diversi, di cui si capisce poco e niente.
La lingua francese ha due parole che distinguono bene. Gourmand è il giudizio sensoriale, più basso. Gourmet è giudizio sentimentale, emozioni, tutte le sottigliezze
dei nomi francesi, cose del genere.
La macrobiotica è alla
ricerca della giovinezza, della longevità. E dello sviluppo della coscienza,
del giudizio supremo. Il problema è che bisogna praticare, e molta gente non ha
un luogo dove praticare la vera macrobiotica, non ha cioè un luogo per una vera
cucina-laboratorio. Se si prende così, non sviluppando la cucina, si riduce il
vero senso della macrobiotica. Nello Zen Macrobiotique ci sono 300 ricette, di
tutti i tipi. Perché non si fa? Chiede René.
In occidente si dice che l’uomo deve realizzarsi nella vita.
Ma in Estremo Oriente si domandano cosa vuol dire questo, non capiscono tanto.
Non capiscono perché la creazione è lì, e noi siamo parte della creazione: cosa
vuol dire allora realizzarsi? E’ l’occidente che mette troppo mentale in tutto,
si esagera in tutto, e si finisce per chiedere molto a se stessi e agli altri,
in tutto quello che si fa.
Ma, dice René, la vita non è mentale, la vita è materiale,
è nella sostanza. La macrobiotica non è ascetismo, non è pensiero e non è idee,
è vita pratica. E bisogna trovare il mezzo concreto, giusto, per praticarla.
La macrobiotica è qualche cosa che deve essere mostrata,
perché deve essere anche gioia per gli altri. Come quando si comunica una
guarigione, che anch’essa è gioia per gli altri. Se qualcuno invece dice: fatela voi, io no grazie, va bene così,
ha ragione: perché è chiaro con sé stesso, ed è convinto di quello che sta
facendo e ne ha perfetta coscienza. E infatti è proprio avere coscienza di quello
che si sta facendo ciò che distingue! L’importante è non rimanere fissi e
irrigiditi su posizioni estreme, perché sarebbe arroganza, e in più sono
proprio gli estremismi che fanno paura alla gente.
Si cambia ancora, con un po’ di provocazione. Dice René: Nelle sere d’inverno, intorno al fuoco, dove
vicini si trova più calore, in realtà stiamo piangendo il mondo che sta
distruggendo il proprio sistema digestivo e tutto il resto, pancreas, fegato,
cuore, reni. Questa bella umanità che si distrugge, perché? Per Ignoranza!
Abbiamo voluto progredire, progredire, e progredire ancora,
e creare sistemi di previdenza, di sicurezza, di tranquillità, che tuttavia
portano alla inerzia, alla sedentarietà, e inevitabilmente alla mancanza di
obiettivi importanti.
I veri obiettivi della vita devono essere altri, diceva
René. Sono andare a prendere l’acqua
fuori da casa, cercare la legna per accendere il fuoco, coltivare le proprie
verdure, i cereali, i legumi, ecc. Sembrano cose di altri tempi, di un
mondo irreale, forse è vero, è così. Ma oggi, e forse in futuro, forse neanche
più tanto.
Meno attaccamento e più apertura di
spirito
La macrobiotica dice
che l’uomo è il prodotto del suo ambiente, che la vita si sviluppa in rapporto
al proprio ambiente di provenienza e di appartenenza (processo in cui il cibo è
il mediatore). Infatti esistono grandi diversità e specificità, come quelle tra
popolazioni che vivono in un ambiente desertico in zone equatoriali, e
popolazioni urbane nord occidentali, per esempio. I primi nascono e vivono nel
deserto tra sabbia e roccia, nei 50°, con poco e niente a disposizione. I
secondi nell’ambiente rarefatto di un grattacielo climatizzato, a 23°, con il
tutto e il troppo a disposizione. Realtà infinitamente distanti in tutto, per
prima cosa nella loro specificità biologica-fisiologica, determinata
dall’ambiente di provenienza.
Nel mondo virtuale invece, dove tutto è possibile e liquido,
anche diversità così macroscopiche è probabile non vengano più percepite. E’
l’idea del mondo globalizzato-uniformato che porta a questo. Ma il fatto che
usiamo lo stesso dentifricio, lo stesso cellulare, scarpe da tennis, che
riceviamo le stesse informazioni, ecc., non può modificare le differenze
inscritte nell’organismo dall’ambiente di provenienza. Per questo, credo, il
possibile progetto e intento di rendere l’umanità un insieme “omogeneizzato”
sarà tutt’altro che semplice e indolore. Le differenze e le specificità non si
supereranno con una bacchetta magica, e questo potrà essere fonte di grandi
tensioni e conflitti.
Sulle diverse civiltà René ci ricorda: Il possesso è tipico della civiltà occidentale, ma possedere crea
violenza. La gente che invece va in luoghi pacifici come alcune parti
dell’India e passa del tempo in un ashram, vive pacificamente perché questi
sono luoghi di distacco dalle possessioni. I nostri paesi e le nostre città
sono invece luoghi di acquisizione, possesso, competizione e di opposti
estremi: povertà e ricchezza, aggressività e debolezza. E’ l’attaccamento a
questa idea di possedere che è responsabile di tutto questo.
Ohsawa chiamava la terza guarigione, il distacco. Ma non è
da intendersi come distacco completo dal possesso, perché questa è solamente
una illusione. Considerare il possesso come primo obiettivo, questo è invece il
vero problema. La gente a volte lascia questo mondo con tutti i loro beni, e a
pensarci bene, non è un gran successo. Semmai è più un fallimento.
Penso invece che chi è
riuscito ad arrivare al giudizio più alto non ha più bisogno di riuscire a tutti
i costi nel modo relativo. Per lui non ha più senso essere attaccato al
possesso, conclude René.
Il giudizio si può sviluppare ovunque e percorrendo tante
vie diverse. Ma in macrobiotica è rendersi disponibili ad un apertura di
spirito per allargare e sviluppare il campo di coscienza. Se si entra realmente
e profondamente in questo cammino ci si rende conto che non si è più presi e
attaccati a tante cose. Come i dibattiti politici o economici, cose di questo
genere (solo per fare un esempio) che appartengono a questo mondo della
relatività. Tant’è che diceva Ohsawa: o vi occupate della vita infinita oppure
siete plongé (immersi) nella vita
relativa. In ogni caso non si potrà più appassionarsi a cose come queste,
che riguardano il mondo relativo, dove tutto è vissuto in opposizione…e dove
tutto finisce.
Fare macrobiotica vuol
dire invece progredire verso il grandioso mondo dell’invisibile, del pensiero e
dell’immaginazione, coscienza e ispirazione, intelligenza, contemplazione,
elevazione. Questi sono gli obiettivi della macrobiotica. La salute, pur
essenziale, è solo un aspetto parziale, è solo un mezzo.