venerdì 21 aprile 2017

APPUNTAMENTO N. 36
LETTERINA APERTA (Post Pasquale)
A TUTTI I “GASTRONOMICALLY CORRECT”.
Di Bruno Sangiovanni

Buongiorno cari lettori di questi appuntamenti sul Blog di Eleonora.
Qualche giorno fa “sfrugugliando qua e là” tra i quotidiani, mi è caduto l’occhio su un interessante articolo sul tema del cibo e dell’alimentazione. Un articolo diverso e fuori dai normali schemi “mainstream” di questo onnipresente, e per tanti versi assurdo e inquietante Circo Barnum Alimentare dei nostri tempi. Sempre più cavalcato da tutti e chiunque.

L’argomento dell’articolo, che prendeva spunto dal “grande dibattito” di questi ultimi giorni, agnello sì, agnello no, era: “Lettera aperta ai Gastronomically Correct, portatori d’acqua del mondo globalizzato che riduce in schiavitù milioni di persone. Incatenano i più alla miseria per fame e distruggono le nostre economie di prossimità”. (di Carlo Cambi).

Trovo quel “Gastronomically Correct” stupendo. E’ la trasposizione sul piano alimentare di quanto oggi succede nella vita politica, sociale, della comunicazione, ecc., dove il Politically Correct impera ed è usato come strumento di pressione psicologica, e per certi aspetti, a volte, pure intimidatorio. Nel senso che chi prova a mettere in discussione qualsiasi cosa che proviene dal sistema (èlites-establishment), viene immediatamente posizionato e relegato in una congrega di brutti-cattivi-ignoranti, non degna di far parte della società evoluta. Aiutoooo…!!

Nel caso dei Gastronomically Correct, come l’articolo argomenta, si tratterebbe (con tutte le possibili diversità del caso, n.d.r) di chi platealmente afferma di appartenere a un definito e denominato movimento, ce ne sono diversi, che si rifanno ad una forma o l’altra di ideologia, e che non solo si pongono come detentori della verità, ma pure la vorrebbero imporre a tutti.Dice Cambi… “questi gruppi in realtà non si rendono conto che le loro posizioni non sono né etiche, né politiche, sono prima di tutto economiche. Senza che loro se ne rendano conto infatti, dietro tutta questa propaganda ci sono enormi interessi il cui scopo è quello di distruggere o ridimensionare le identità gastronomiche per azzerare le opzioni di consumo, uniformando il mercato e costruendo un mondo dove i ricchi mangiano e tuti gli altri brucano”…

Contrapporre ai presidi culturali alimentari e alle identità peculiari locali, la Globalizzazione Politically Correct di un diverso modello economico senza rendersi conto delle forze che si muovono dietro, è miope e dannoso…”la soia globale certamente transgenica coltivata da bambini schiavi o da macchine che distruggono il sapere agricolo, il seitan ipercalorico e iperglicemico confezionato con i grani globali, quelli che incrementano la celiachia, che vengono bombardati con gli atomi perché le spighe siano basse e iperproduttive, i legumi che vengono coltivati con l’uso massiccio di chimica e che sono stati – dai tempi di Mendel – usati per i primi esperimenti transgenici”… 
                                                                                                          
E ancora prosegue l’autore…”perché i colossi chimici si comprano aziende che producono semi e fanno ricerche biotecnologiche in campo vegetale? Perché la Cina sta comprando l’Africa fertile e riduce gli africani in schiavitù per coltivare quelle terre visto che le proprie le ha lordate di ogni inquinante? Le risposte sono purtroppo inquietanti: perché si controlla il nutrimento dell’umanità. I cibi sono come i dialetti, sono un esercizio di libertà e di affermazione di identità. Ma un mercato globalizzato non può tollerare queste barriere culturali. Ecco che il tofu soccorre: è bianco, insapore, facilissimo da commercializzare, ancor più facile da produrre”…(ecc., ecc., ecc., n.d.r.).

Dopo di che e detto ciò, al solito, queste considerazioni sono riportate per il beneficio di un diverso punto di vista che può stimolare qualche riflessione, tra chi ci trova materia per riflettere ovviamente. Per chi invece no, nessun problema, il mondo prosegue e continua, “business-as-usual”. Ognuno è libero di considerare oppure no, e tenere salde le proprie convinzione se vuole.

Queste considerazioni però, mi danno lo spunto per ritornare alla macrobiotica.

E a quanto essa, pur occupandosi profondamente di cibo e alimentazione, nulla abbia a che fare con i movimenti di cui sopra. La macrobiotica infatti non è un regime alimentare precostituito da seguire rigidamente; non è una ideologia, nemmeno una setta di maniaci fissati, tantomeno un sistema di regole a cui adeguarsi. Lo scopo della macrobiotica è un altro: è raggiungere la libertà individuale e la gioia di vivere (sempre più difficile). Il mezzo per avvicinarsi a questo traguardo non è mangiare questo o quello, questo sì, questo no. Il mezzo è conoscere e comprendere il Principio Unico, secondo la Filosofia dell’Estremo Oriente. Si tratta del Principio della vita, il Principio Unico Yin-Yang.
L’alternanza, l’attrazione-repulsione, delle due forze universali fondamentali che generano tutti i fenomeni che si manifestano nel nostro mondo della materia. Di cui a lungo abbiamo parlato in tanti appuntamenti passati.

Nella macrobiotica dunque non esistono schemi e regole fisse, un set di ricette precostituito, binari rigidi da seguire, nulla di preconcetto, nulla di tutto ciò. Non per niente Ohsawa diceva che lo scopo ultimo della macrobiotica (rimanendo sull’alimentazione) è “mangiare tutto ciò che si vuole, quando e come si vuole, con gioia”. Mangiare così è possibile perché è la conoscenza del Principio Unico dell’Equilibrio ciò che consente di fare questo. Niente schemi fissi, niente ideologie, niente cibi vietati a priori, nessun cibo demonizzato, nulla di nulla. Solo un fondamentale Principio a cui fare riferimento, che ci guida.

In più, e questa è la diversità-strutturale-di-base, bisogna sapere che nulla più della macrobiotica è un cammino individuale e personale che occorre percorrere con le proprie forze e con la propria espressione di pensiero autonomo.

Dipende solo ed esclusivamente da ciascuno di noi. Chiunque comprende questa diversità e sa che si tratta di un cammino individuale e non di un intruppamento in qualche movimento, conosce il valore di ciò che sta facendo, e deve esserne orgoglioso. Sono convinto di questo.
E infine, come sempre, perché non prendere direttamente le parole di Ohsawa, con tutta la loro forza, chiarezza e profondità? Eccole qui sotto. Il testo è preso dall’ultima di copertina di un piccolo magnifico piccolo libro di G. Ohsawa, pubblicato in Inglese, credo nel 1971.

Macrobiotica: Un Invito Alla Salute E Alla Felicità

Questo libro è per le persone che vogliono raggiungere la salute e la felicità, DA e PER se stessi.
Qualunque problema vogliamo risolvere, noi dobbiamo partire da noi stessi. Questo è l’approccio Orientale. Una società felice deve essere costruita su individui felici. La felicità di ogni persona dipende dalla sua propria salute.
 
Anche la Scienza Occidentale ha cercato di stabilire la felicità per l’uomo. Tuttavia, a causa della mancanza del principio fondamentale della vita, essa ha raggiunto uno stato di confusione nel tentativo di risolvere troppi problemi – cancro, malattie del cuore, diabete, abuso di droghe, aborti, controllo delle nascite, allergie, crimini, disordini sociali, inquinamento, sovra-popolazione, povertà, ecc.
La Macrobiotica non è un semplice modo di curare delle malattie e neppure una cucina mistica Orientale. Alcuni pensano che sia una dieta a base di riso integrale, altri che ciò comporti il dover rinunciare al piacere di un buon pasto. Quanto lontane sono dalla verità queste idee!

La Macrobiotica è la comprensione profonda dell’ordine della natura, la cui applicazione pratica ci permette di preparare pasti attraenti e deliziosi, e raggiungere una vita felice e libera!

Non credo esistano parole più chiare, più forti, più profonde su tutta la questione.
Buona fine delle vacanze Pasquali, e buon proseguimento.




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