sabato 24 settembre 2016

APPUNTAMENTO N.11
AUTODIAGNOSI, UNA PRATICA QUOTIDIANA
Di Bruno Sangiovanni
  
Dopo un po’ di scorribande su temi diversi, ma sostanzialmente stretti sul cuore della macrobiotica e cioè l’alimentazione con tutte le sue varie implicazioni, oggi non ci occupiamo strettamente di cibo. Tocchiamo un altro argomento che è quella che normalmente in gergo si chiama autodiagnosi. Lo facciamo, al solito, in modo semplice per rendere il tutto facile e comprensibile e anche, perché no, praticabile. Altrimenti siamo alle solite, rimaniamo nel campo delle teorie. La Medicina dell’Estremo Oriente possiede molti mezzi per la diagnosi, sono il frutto della trasmissione di conoscenze e saggezze antiche. Sono quattro sostanzialmente i metodi: i primi due sono utilizzabili se si conosce Yin-Yang e si pratica la macrobiotica, gli altri due (esame clinico e dei polsi) sono faccenda più tecnica, richiedono più approfondimento e sono materia per specialisti. I primi due sono questi:

L’osservazione. Dà la possibilità di conoscere un individuo con un solo colpo d’occhio. La sua costituzione, il suo passato, il suo grado di evoluzione, il suo stato di salute, cosa lo può attendere in futuro. Si tratta sostanzialmente della FISIOGNOMICA, che considera l’insieme e i particolari del corpo, del viso, mani, piedi, portamento, gestualità, ecc. Con allenamento ed esperienza si possono scoprire disturbi e malattie, anche di quelli che pensano di essere in buona salute.

L’interpretazione. Si pongono domande che possono far emergere le abitudini di vita e alimentari, la storia della famiglia, malattie e disturbi passati e presenti, quali organi possono essere coinvolti, ecc. Si tratta di identificare il tipo di squilibrio Yin-Yang. Naturalmente occorre sapere anche altre cose: dove si vive, l’età, peso, attività, vita famigliare, ecc. Tutto questo contribuisce a formare un quadro piuttosto chiaro della situazione Yin-Yang costituzionale nonché quella in corso.

Noi siamo neofiti in questo campo e ben lontani dalle conoscenze di chi pratica assiduamente la diagnosi orientale. Tuttavia possiamo anche noi utilizzare qualche tecnica e conoscenza per fare una autodiagnosi semplificata e aiutarci a misurare la nostra condizione, oppure quella di un conoscente. Se ci limitiamo a poche e essenziali informazioni non è neppure troppo complicato. Concentriamoci allora sulla conoscenza degli elementi più significativi della fisiognomica. Qui di seguito vediamo le cose base, quelle essenziali, che tuttavia sono anche quelle più rilevanti. Se poi qualcuno fosse interessato ad approfondire l’argomento ci sono parecchio testi disponibili. In ogni caso osservare le persone è importante, se conoscete la condizione di un individuo, conoscete molto di lui; bisogna prima però capire i segni ed essere in grado di leggerli rapidamente e accuratamente.

La fisiognomica. Ci concentriamo qui solo sulla testa, sul viso, che è già molto significativo e non ci occupiamo di tutto il resto che può entrare nella valutazione, come le mani, le dita, le unghie, ecc.       La manifestazione di alcuni segni o la modifica di alcuni tratti sono tutte indicazioni di un ordine che si è modificato e che dobbiamo comprendere bene. Se infatti andiamo un po’ oltre la superficiale osservazione, la modifica di un tratto non solo indica che qualche cosa può non andare bene a livello organico, in realtà indica quale può essere il nostro destino se non troviamo il modo e la forza di intervenire. Proviamo:

Forma della testa. Dovrebbe essere ovale, come quella di un chicco di riso. Se la forma è quadrata o rotonda è segno di costituzione più Yang. Se si allarga verso il basso, è ancora più Yang, cioè più attivo, più assertivo, più azione, più tenacia. Se la forma invece è stretta e allungata, oppure assomiglia ad un triangolo rovesciato, cioè si stringe verso il basso, questo è segno di una costituzione più Yin, maggiore tendenza alla passività, più pensiero e riflessione che azione. Tra uomo e donna la regola generale è che la forma del cranio di una donna è generalmente più stretta e allungata di quella di un uomo, che è più corta e quadrata (in linea generale si intende)

I capelli. Capelli folti sono segno di buona salute, di buona costituzione. Capelli biondi o rossi, questi ultimi in particolare, sono segno di carattere più Yang. La caduta dei capelli è spesso dovuta ad un consumo eccessivo di alimenti estremi Yin, espansivi-raffreddanti-acidificanti, come tanta frutta per esempio. Le cellule e i tessuti si rilasciano, la radice dei capelli non è più trattenuta fortemente e il capello cade. Se i capelli diventano grigi o bianchi, questo è dovuto ad una ridotta circolazione sanguigna in superficie, e quindi a un ridotto apporto di calore che è quello che vivifica. E’ un eccesso di acidità presente nel terreno, che raffredda; quando il freddo si installa nella regione, la circolazione si riduce, il calore vitale è compromesso. Ma con una alimentazione appropriata il calore può tornare, capita più spesso di quanto si può immaginare vedere capelli bianchi tornare scuri. Confermo di persona.

La pelle. Una pelle elastica, resistente agli attacchi, morbida, è segno di buona salute. Una pelle invece che presenta acne, eczemi, ecc., oppure che magari diventa un po’ ruvida, è quasi sempre il riflesso di un eccesso di zuccheri da una parte, oppure di cibo animale dall’altra.

Il viso. Nel viso sono riprodotti e rappresentati tutti i nostri organi interni. La fisiognomica del viso è dunque particolarmente significativa e anche immediata nella diagnosi. Con un colpo d’occhio e un po’ di esperienza naturalmente, osservando i tratti si può avere un quadro assai completo dei punti di forza o debolezza della costituzione e della condizione del momento.La parte alta, tra la sommità e il filo superiore degli occhi. La parte mediana, tra il filo superiore degli occhi e il filo inferiore del naso. La parte bassa, tra il filo inferiore del naso e quello inferiore del mento. La parte in alto rappresenta la parte cerebrale, quella mediana gli aspetti affettivi, quella inferiore la motricità e anche la sessualità. Una disarmonia di dimensioni, eccessi, distorsioni, contratture, ecc., in una delle tre zone indica che il rispettivo aspetto (cerebrale, affettivo dinamico) della persona presenta qualche anomalia. Naturalmente, a seconda di come si presenta la zona, può trattarsi di un eccesso (espansione), oppure di una mancanza (contrazione) di quel determinato aspetto.Vediamo ora i singoli tratti, partendo dall’alto e scendendo verso il basso.
Ma anche la semplice espressione del viso di una persona ci racconta tantissimo. Per esempio se è un po’ fredda, oppure contratta, o magari rilasciata. Prima di osservare i tratti specifici è sempre bene cercare di avere una visione di insieme, che ci dice già molto. La struttura del viso, a livello generale, si può dividere in tre diverse fasce orizzontali:

 Le sopracciglia. Se sono folte e forti c’è grande forza vitale, la costituzione è di solito robusta. Se invece sono sottili e fragili, la costituzione può essere più debole. Se si inclinano dall’esterno verso il centro, questo è segno di qualche possibile manifestazione di aggressività, molto Yang. Se invece l’inclinazione è opposta, c’è più dolcezza, più Yin. Se sono unite al centro, possono indicare possessività. La zona tra le sopracciglia corrisponde al fegato. Se ci sono rughe verticali ciò significa che il fegato nel corso del tempo è stato a volte in sofferenza. Se in qualche occasione la zona si arrossa, questo è segno di un affaticamento momentaneo del fegato. Provate ad osservare la mattina dopo una sera in cui avete “esagerato”.
  
Gli occhi. Se sono grandi, è indicazione di una costituzione più Yin. Se sono piccoli, è indice del contrario, più Yang. Più sono allargati-distanti tra loro, questa è un’altra indicazione di costituzione più Yin. Più sono serrati al centro, più c’è presenza di Yang, più si è disposti alla concentrazione.
       
Zona sotto gli occhi. Corrisponde ai reni. Se è scura questo indica una possibile qualità del sangue “non a posto”. A volte questa zona può gonfiarsi (borse) e questo particolare indica che i reni possono essere rilasciati-espansi (eccesso di Yin). Occorre fare un regime stretto per qualche settimana; è importante perché i reni devono invece essere rinserrati perchè questa è la condizione che rispecchia la loro natura. L’eccesso di Yin è un problema per i reni perché possono dilatarsi e così indebolirsi, per esempio quando c’è un vero eccesso di liquidi nel corpo.

Le orecchie. Sono un indicatore della forza costituzionale di base dell’individuo, della sua forza ancestrale. Anche le orecchie hanno corrispondenza con i reni; per la Medicina dell’Estremo Oriente i reni sono infatti la sede della forza costituzionale ricevuta dai genitori-antenati. Se sono grandi e ben formate questo è segno di forte energia costituzionale e anche di intraprendenza. Il lobo è importante, se è staccato dalla testa e se è grande questo è segno di saggezza e di una vita potenzialmente longeva e fortunata. Guardate le statue del Buddha, oltre ad avere orecchie giganti i lobi scendono fino alle spalle, segno di una grande saggezza. Se il lobo invece è attaccato alla testa questo di solito è il segno di un grande consumo di cibo animale un po’ come le orecchie degli animali carnivori. Può dipendere dalle abitudini materne e/o quelle dell’infanzia.

Per ultimo, orecchie ben formate e piatte sul cranio sono indice di buona costituzione e concentrazione mentale, mentre quelle allargate (a sventola) un po’ meno e possono essere segno di tendenza alla dispersione mentale e bassa capacità di concentrazione.

Il naso. Un naso Yang tende ad essere compatto e un po’ appiattito, un naso Yin è invece normalmente più appuntito. La punta del naso corrisponde al cuore, se la punta è rossa e gonfia, questo indica la possibilità che il cuore sia ingrossato-dilatato, Yin. Le narici invece sono in relazione con la respirazione. Se sono troppo strette la respirazione può risultare meno efficiente e potrebbe anche manifestarsi qualche atteggiamento di chiusura verso la vita. Se invece le narici sono grandi questo potrebbe segnalare una vita affettiva più ricca.

Le guance. A fianco del naso (il cuore), ci stanno le guance (i polmoni). Se sulle guance a lato del naso si rompono dei capillari questo può indicare qualche difficoltà o problema in relazione con i polmoni.

Zona sotto il naso. La zona delimitata dal filo inferiore del naso e il filo alto del labbro superiore è in relazione con la forza vitale. Più questa zona è ampia-alta maggiore è la forza vitale, corrisponde al Centro Hara. Che secondo la Medicina dell’Estremo Oriente è il nucleo produttore dell’energia, che si situa al centro del ventre, tre/quattro dita sotto l’ombelico.

La bocca. E’ l’inizio del nostro sistema digestivo, del tubo digerente. Qualsiasi problema che si manifesta nella bocca è il riflesso di un problema all’interno del tubo. E’ qui dunque che va ricercata la causa. La larghezza della bocca dovrebbe essere non tanto più grande di quella della base del naso all’altezza delle narici. Quando è così, questo indica che il sistema digestivo è ben concentrato; tutte le cose più piccole sono più concentrate e quindi più forti. Il labbro superiore corrisponde allo stomaco, eventuali problemi che riguardano il labbro superiore indicano possibili problemi allo stomaco. Il labbro inferiore invece corrisponde all’intestino crasso; se il labbro inferiore è rilasciato, gonfio, oppure a volte tende a cadere, l’intestino crasso potrebbe a sua volta essere rilasciato.

I denti. Anche la forma dei denti ci può dire molto sulla costituzione. L’alimentazione della madre durante la fase embriologica ha molta influenza. Nei nove mesi il destino del bambino dipenderà dalla saggezza, dalla comprensione e dalla volontà della madre. I denti sono già presenti alla nascita come semi che devono   sbocciare. Denti piccoli, ben piantati, che non sporgono in avanti sono Yang. I denti grandi invece indicano di solito una costituzione più Yin. Alcune persone hanno denti molto piccoli, serrati e rivolti verso l’interno, a volte con anche i canini appuntiti, sono un segno di eccesso di Yang.

Il mento. Corrisponde agli organi genitali-sessuali e anche alla volontà e dinamismo. Un mento forte, pronunciato, è indice di forza di carattere, volontà, sessualità, attività. Se invece, come a volte succede, ristagnano i liquidi sotto il mento questo può indicare un indebolimento della forza di volontà e del dinamismo, a volte anche della forza di procreazione.

Infine e per ultimo il “Sanpaku”. Nella fisiognomica dell’Estremo Oriente l’osservazione degli occhi è particolarmente importante in generale. Ma il primo e più importante segno da osservare negli occhi è il Sanpaku perché è rivelatore di uno stato morboso. Sanpaku in giapponese significa “Tre Bianchi”.  Quando si nasce la parte bassa dell’iride è radicata, quasi infossata verso il basso dell’ovale dell’occhio. Questo è il segno della più grande vitalità, come quella del sole nascente; tutti i neonati e anche bambini piccoli hanno questa caratteristica. Crescendo, l’iride sale e si posiziona al centro della sclera (il bianco), toccando il lato superiore e quello inferiore dell’ovale; è la condizione normale degli adulti in normali condizioni di salute. Alla morte l’iride sale verso l’alto sino a sparire, è il termine della vita. A volte, tuttavia, questa salita dell’iride verso l’alto avviene con un movimento lento e graduale che può essere naturalmente passeggero e momentaneo. Se però si verifica, questo segnala che stiamo entrando in una situazione di disagio che se non corretta può diventare critica.
Quando l’iride inizia a salire, il bianco dell’occhio, oltre che sui lati, si inizia a vedere anche nella parte sottostante l’iride. Si vedono dunque “Tre Bianchi”, è il Sanpaku.


Occhio sano
La salita verso l’alto dell’iride significa l’inizio di un possibile declino del giudizio o dell’istinto-intuizione naturale. E’ un segno pericoloso di un rapporto degradato (o che inizia a degradarsi) della condizione generale dovuto ad una Yinizzazione dell’individuo che può essere causata dall’alcool, droghe, oppure eccesso di zuccheri, di prodotti chimici come farmaci, oppure a volte anche da eccesso di consumo di prodotti tropicali.

L’inizio del Sanpaku dunque è quando si incomincia a intravvedere il bianco sotto l’iride che non poggia più fermamente sulla base dell’ovale dell’occhio. Di solito, a questo punto, l’individuo inizia a mostrare alcuni segni di indolenza. Quando invece la porzione di bianco sotto l’iride diventa particolarmente evidente, siamo entrati completamente nel Sanpaku. Il comportamento mostra una sorta di distacco dalla realtà, la concentrazione si indebolisce e non si è più completamente presenti. Chi si trova in questa condizione può diventare insicuro, pauroso, distratto, passivo e anche commettere alcuni errori. Qualche organo, in queste condizioni è solitamente malato.

Occhio Sanpaku
Ci sono difficoltà a mantenere promesse e impegni, la memoria si allenta e si disperde; si accentua anche la possibilità e l’attitudine ad andare incontro a qualche incidente.
Dice Ohsawa (e questa è cosa nota per chi conosce il Sanpaku), “che Lincoln, J.F.Kennedy, Hitler, Stalin, Tyrone Power, Marylin Monroe, e tanti altri…tutti erano Sanpaku”. Oggi si può notare che più di un individuo mostra i primi segni iniziali, e in effetti se si prova a porre attenzione vedrete che questo segno oggi si presenta con molta più frequenza di anni fa. Per esempio lo si può notare sfogliando una rivista, magari di moda. Oppure lo si può trovare sovente nelle foto segnaletiche di persone ricercate. Va poi detto e ricordato che chi si trova in questa condizione, non solo è predisposto a incontrare situazioni difficili per se stesso, ma potrebbe anche coinvolgere in questo chi gli è vicino. E’ dunque opportuno valutare bene la condizione degli occhi di chi ci è prossimo, soprattutto di quelli che con cui magari dobbiamo intraprendere iniziative e progetti comuni. Dice Ohsawa “che chi ha gli occhi Sanpaku deve prima di ogni altra cosa guarirli, e farlo il più in fretta possibile”. Con la macrobiotica questo è possibile ed è sperimentato e provato in tanti casi. Per ultimo, se qualcuno fosse interessato ad approfondire l’argomento, c’è un bellissimo libro (in inglese, non credo esista una versione italiana) “You Are All Sanpaku”, scritto da Ohsawa e poi tradotto in inglese e completato da William Dufty, autore di un altro famoso libro, “Sugar Blues”.

Buona esercitazione allora con la fisiognomica. A presto.


sabato 17 settembre 2016

APPUNTAMENTO N. 10 (PARTE SECONDA)
LA BASE ALIMENTARE MACROBIOTICA
Di Bruno Sangiovanni

Riprendiamo oggi, con la parte seconda dell’Appuntamento N.10, il tema che avevamo iniziato la scorsa settimana: La Base Alimentare Macrobiotica. Nella prima parte cercavo di spiegare e far capire come questa, per la sua natura e impostazione, ci consente di poter dare una risposta ben definita alle tre domande chiave che si pongono (o si possono porre) quando ci si avvicina ad un cambiamento significativo della dieta, del regime alimentare. Le tre domande sono tipicamente: a) che cosa mangiare, b) quanto mangiare, e per ultimo, c) come mangiare. Per semplicità ho diviso in due parti. La prima è stata il “cosa mangiare”, in questa seconda parliamo del quanto e del come.
Se qualcuno non avesse visto la prima parte ed è interessato, sarebbe bene andare a vederla.

Quanto mangiare

La prima regola, alquanto intuitiva viene da dire, è che si dovrebbe mangiare esclusivamente in base alla fame che si ha. Il problema è che noi mangiamo molto spesso per una falsa fame, a volte senza fame del tutto.

Bisognerebbe ritrovare il vero appetito che è il primo sintomo della buona salute. Dovremmo mangiare la quantità giusta per vivere ed essere in forma, cosa che naturalmente varia a seconda del lavoro che facciamo e più in generale della quantità di energia che consumiamo. Ma per i tanti la cui vita è sostanzialmente sedentaria? Come la mettiamo?

Mangiare per vivere (e non vivere per mangiare) vuol dire sostanzialmente mangiare poco, e anche bere poco, soprattutto e in particolare la sera, come si faceva una volta. Una volta inoltre, qualcuno se ne ricorderà, si partiva per fare la spesa con una borsa, era la borsa della spesa, e finiva lì. Oggi il bagagliaio di una utilitaria non basta più, ci vogliono auto più grandi per fare entrare tutto quello che ci portiamo a casa.

Se sul fronte della quantità perdiamo il controllo, sappiamo come funziona: è praticamente certo che il sovraccarico si trasformerà prima o poi in sovrappeso, obesità, e poi in una malattia. E’ il principio assolutamente imparziale della Giustizia, il principio di causa-effetto. Bisogna imparare la grande virtù del poco, che è un altro incredibile fattore di salute e con questa di libertà. Si diceva una volta: “al mattino mangiare come un Re, a mezzogiorno come un Principe, la sera come un Povero”. Ecco pronta la prima ricetta per una buona salute. Ma noi che facciamo? Il contrario!

Mangiare significa mettersi in comunicazione con l’ambiente dato che quel cibo diventa il nostro sangue. Dunque quella materia vivente, quel cibo che noi prendiamo richiede rispetto, amore e riconoscenza. Se non è così, e quindi se anche la quantità giusta non è rispettata, ancora una volta noi violiamo l’Ordine della Natura dove lo spreco, la sovrabbondanza e l’eccesso non esistono del tutto. Qualsiasi animale che vive libero in natura sa istintivamente e perfettamente qual’è la quantità necessaria, e su questo si regola automaticamente. Non ha attaccamenti che lo dominano e lo imprigionano. Il motto di Ohsawa era Vivere Parvo. Vivere Parvo per Ohsawa non significa vivere miseramente o fare dell’ascetismo, bensì vivere con ciò che ci è necessario e niente di più. E’ riscoprire la virtù dello stretto necessario, che è l’esatto opposto dell’abbondanza, il criterio con cui tutti noi siamo stati educati in occidente.

E’ nel poco che si trova la libertà e la salute; se non le abbiamo più, se le abbiamo perse è perché non comprendiamo più il valore del poco e della semplicità, come dimostrano tutti gli attaccamenti da cui dipendiamo e tutte le malattie che ci affliggono; tutte in pratica dovute all’eccesso di ricchezza e abbondanza. Il poco invece contiene anche un altro grande valore universale: se viviamo con quanto ci basta difficilmente saremo associati allo sfruttamento di altri perché non toglieremmo niente a nessuno. La quantità dunque è importante anche perché, di nuovo come dice Ohsawa: “la quantità può uccidere la qualità”.  Ma si può capire qual è la nostra individuale quantità giusta? Un mezzo è praticamente infallibile: è la masticazione. Il che ci porta direttamente alla terza domanda.

Come mangiare (la masticazione)

Se cambiamo la natura degli alimenti e la loro composizione, se modifichiamo pure la quantità che assumiamo ma non modifichiamo il “come mangiamo”, i risultati rischiano di diventare a volte deludenti. E’ sempre una questione di memorie passate, che sono tuttora presenti. Certo abbiamo quella dello zucchero, del cioccolato, o del caffè, e all’inizio modificare queste memorie non è semplice, ma poi l’esperienza ci dice che si possono rimuovere e che possono essere sostituite da altri sapori, altri elementi.Tra queste tuttavia, una delle memorie più difficili da rimuovere riguarda il comportamento a tavola, o durante il giorno, oppure la sera. Non tanto per il “cosa”, quanto per il “come” mangiamo. Per esempio, se alle spalle abbiamo tanti anni di attività lavorativa più o meno pressante, dove orari e modalità sono estremamente confuse, cambiare questa memoria non è semplice.

Il momento del pasto, l’atto del mangiare, richiederebbe invece una vera pausa di dedizione; se al contrario per quella mezz’ora non riusciamo a concentraci e consumare pacificamente e lentamente il nostro cibo, tutto si complica. E’ intuitivo che mangiare un panino in piedi all’angolo di un bar o discutendo di lavoro con colleghi e clienti non ci fa bene per nulla. Nel caso del cibo macrobiotico questo diventerebbe ancora più grave perché da una parte stiamo facendo un percorso di avvicinamento all’ordine delle cose, e dall’altra facciamo esattamente il contrario.

E poi anche perché mangiando in questo modo non c’è verso di masticare come invece si dovrebbe fare. La cosa che non va dimenticata infatti, è che il cibo (cereali soprattutto) va masticato, e che se ignoriamo questa cosa tutto il processo di trasformazione sarà molto più lento, complicato e a volte pure compromesso. Per una macrobiotica veramente efficace, masticare è una sorta di condizione si-ne-qua-non. Masticare è importante per tantissime ragioni: alcune sono intuitive ed evidenti, altre da comprendere. Qui di seguito una spiegazione in cinque punti:

Primo. Il corpo ama la fluidità, e masticando si fluidifica. Cibo non masticato, non insalivato, richiede sforzi enormi per la digestione perché lo stomaco deve richiamare liquidi per favorire la dissociazione delle parti solide, e i liquidi sottratti ai tessuti producono affaticamento, i tempi di digestione diventano più lunghi. La macrobiotica è invece diluizione nella bocca, trasformazione della materia in fluidi del corpo. Se si mastica bene si può mangiare tutto il giorno e anche tutto ciò che si vuole.

Secondo. La saliva contiene la Ptialina, l’enzima dedicato alla trasformazione dei carboidrati, la cui prima digestione avviene in bocca. L’effetto della saliva sulla dissociazione dei carboidrati è inpressionante, bisogna vederlo e provarlo. Lo proverete il giorno che in una ciotola di crema di riso, spessa e quasi solida, metterete un pochino di saliva. Basta “girare un po’”, attendere 20 secondi e tutta la crema diventa un latte completamente liquido. Questo racconta l’importanza di insalivare (quindi masticare) il cereale; e per lo stomaco che non ha denti ne saliva, questo vuol dire passare da una massa collosa da dissociare a un liquidi immediatamente assimilabile, come il latte per un bebè.

Terzo.masticare guarisce l’intestino, se si mastica bene si vive senza malattie”, diceva Ohsawa. La masticazione è infatti un vero processo di trasformazione per la salute. Ma c’è molto altro ancora. Masticando si produce saliva, e più si prolunga la masticazione più saliva arriva in bocca. Domanda: da dove viene questa saliva, questo liquido? Si tratta di liquidi in eccesso presenti nel corpo che si mobilitano e non ristagnano più. Per questo nel processo di dimagrimento (costrizione) la masticazione è essenziale. Se la gente conoscesse questa cosa, forse ci sarebbe speranza che tanti incomincerebbero a masticare.

Quarto. La guarigione comporta un cambio di coscienza che è cercare verità più grandi come aprire gli occhi sulla creazione e sull’ordine della natura, sul Principio Unico Yin-Yang. La masticazione è un atto che richiede di essere assolutamente presenti e coscienti a ciò che si sta facendo, è un atto dunque che sviluppa la nostra coscienza e anche la nostra volontà. Tanto è vero che una mascella pronunciata è tipica di persone che hanno una forte volontà. A proposito di aspetti del viso, chi è interessato non perda il prossimo Appuntamento, parleremo della fisiognomica.

Quinto. Infine, tornando a bomba, la giusta quantità. Se si mastica bene noi sappiamo quando è arrivato il momento di fermarci. Più si mastica meno si mangia – più si ingoia più si mangia. Sicchè, dato che la tendenza è sempre quella di mangiare un po’ troppo, masticare diventa un mezzo formidabile per controllare la quantità. Controllare la voracità mangiando lentamente, rispettosamente, essendo ben presenti a quello che stiamo facendo è la porta di entrata più diretta nella comprensione dell’Ordine dell’Universo. Ogni boccone dovrebbe essere masticato a lungo. Quanto? Si può contare e andare molto lontano. Ohsawa diceva “da 30 a 50 volte per ogni boccone, e se volete guarire da una malattia almeno 100 volte”. Ma qui entriamo all’università e noi siamo ancora alle elementari. C’è un modo molto semplice per praticare la masticazione; è posare le posate tra un boccone e l’altro (forse è proprio per questo che si chiamano “posate”). Se facciamo questo, siamo già molto-molto avanti.





                                                                                                                                                                                                                       
     





domenica 11 settembre 2016

APPUNTAMENTO N. 10   (PARTE PRIMA)
LA BASE ALIMENTARE MACROBIOTICA
di Bruno Sangiovanni

Nell’ultimo appuntamento (il N.9) abbiamo riportato e “dissertato” un po’ sulle DIRETTIVE ALIMENTARI OROGINALI DI OHSAWA. E’ stato un modo semplice e diretto di introdurre la sostanza fondamentale della base Alimentare Macrobiotica, e di farlo in modo autorevole andando alla fonte, alle parole di George Ohsawa. Fatto questo possiamo riprendere il tema (cuore della pratica macrobiotica) allargando la discussione sui principi della Base Alimentare Macrobiotica.

A proposito delle Direttive Originali di Ohsawa

Ancora due brevi parole sulle Direttive prima di proseguire. Nelle “banali” Direttive è condensato tutto il sapere della macrobiotica e tutta la saggezza della Filosofia e Medicina dell’Estremo Oriente. La semplicità di questa base alimentare è disarmante, ma proprio questa è la sua forza che non dovrebbe andare persa. Poche cose, di qualità, ci permettono di realizzare la nostra salute ma contemporaneamente anche una incredibile varietà di piatti, a partire da quello più semplice fino a quelli più sofisticati. Possiamo lasciare tutto lo spazio che vogliamo alla nostra creatività in cucina facendo salvo sempre l’equilibrio che stiamo cercando. Questa semplicità evita anche di cadere nella spirale della complicata ricerca e scelta del cibo, e nel vero e proprio labirinto di una offerta che ha raggiunto dimensioni al limite dell’assurdo. Fino a non molto tempo fa questa era prerogativa della rete commerciale tradizionale, oggi sempre più tallonata da vicino dalle cooperative biologiche la cui offerta e varietà si avvicina sempre più alla prima.Tutto si ripete e tutto ricomincia. E con questo si riproporranno gli stessi problemi e le stesse malattie; certo potremo sempre vantarci del fatto che saranno perfettamente “biologiche”.

Questa base alimentare essenziale ci ricorda invece per prima cosa l’importanza dell’alimentazione, e come seconda il fatto che noi dipendiamo dai vegetali. A questo punto tutto diventa semplice perché possiamo rispondere facilmente (cosa assolutamente impossibile con l’alimentazione corrente) alle tre domande fondamentali. Cosa mangiare? Quanto mangiare? Come farlo? Gli argomenti potrebbero richiedere parecchio spazio per trattarli e pur cercando di ridurli all’essenziale, e meglio se dividiamo in due parti.

Nella prima (questa) tocchiamo il “cosa mangiare”. Nel prossimo appuntamento, la parte seconda trattiamo il quanto mangiare e come farlo. OK? Proviamo

Cosa mangiare
La base dell’alimentazione umana, in occidente spesso sotto forma di pane (farine lavorate) è sempre stato il cereale. E’ già nella Genesi che Dio detta le regole alimentari per gli animali e per l’uomo. Agli animali dice “io vi do in cibo ogni erba verde”. Ma per l’uomo dice “io do ogni erba che produce seme”. Perché questa distinzione? Perché proprio i semi, i chicchi, dunque il cereale? Perché è al loro interno che si trova la scintilla di vita, la forza vitale concentrata senza lacuna dispersione. E’ sin dall’origine dunque che questa forza concentrata è riservata all’uomo; non solo per il sostegno del suo corpo, ma anche per quello della sua coscienza. E infine c’è un’ultima ragione, tra tutte quella che più testimonia come e perché il cereale è il cibo di elezione per l’uomo: perché i chicchi vanno masticati e masticare vuol dire insalivare.

L’amido dei cereali è dissociato e trasformato nella bocca grazie ad un enzima che si trova solo nella saliva umana, la Ptialina. Questa è una prerogativa esclusiva dell’uomo. La nostra saliva ha dunque uno scopo ben preciso, quello di preparare l’assimilazione del cereale. Per farlo tuttavia bisogna insalivare bene, e per insalivare bene non si può “buttar giù” come ahimè ci siamo abituati a fare, bisogna masticare. Ed è proprio attraverso l’atto cosciente della masticazione che l’uomo sviluppa la sua coscienza.

La base vegetale, cereale, mette ordine nelle nostre abitudini alimentari.

Se si vuole essere in buona condizione fisica e mentale occorre un ordine, e la macrobiotica ci insegna esattamente come realizzare questo ordine nella vita di tutti i giorni. La prima cosa è mangiare cibo vegetale, cresciuto localmente e di stagione; per i cereali non è problema perché la loro natura è quella di crescere in tante regioni dove il clima è generalmente temperato e quindi possono essere consumati anche se provengono da paesi lontani. Questo fatto produce la prima enorme trasformazione perché mangiando i cereali completi (integrali) si abbandonano per forza di cose le 5 grandi categorie di cibi estremi:
                                                                              
a) Il cibo industriale, b) gli alimenti di origine tropicale (frutta, spezie, stimolanti), c) il grande insieme di tutti i cibi e bevande zuccherate, d) tutto il cibo prodotto con materia raffinata, farine, zucchero, ecc., d) il comparto del cibo animale nelle sue forme più forti.

Ecco il primo passo fondamentale verso la ricostruzione della salute. Ma la cosa interessante viene ora. Non è che riducendo o togliendo tutto questo rimaniamo orfani e sperduti: errore! La combinazione di cereali, verdure, legumi, e condimenti salati (Miso, Tamari, Gomashio) fornisce tutto ciò che ci occorre e non solo. Ci consente di realizzare una incredibile varietà di piatti di cui ignoriamo la bontà e la qualità. La bontà viene dalla riscoperta del sapore naturale del cibo, non più trattato, arricchito a tutti i costi, violentato. L’equilibrio Yin-Yang presente nel pasto lascia una netta e inconfondibile sensazione di pace. La sensazione che avvertirete, è inevitabile, è un grande senso di libertà; liberi dalla ricerca di questo o quel cibo, liberi da carrelli del supermercato stracolmi, liberi dai giganteschi sacchi di spazzatura, liberi da tutti gli sprechi alimentari. Liberi, soprattutto, di scegliere quello che pensiamo sia il meglio per noi, in tutto e per tutto.

Cosa introduciamo in sostituzione di quello che abbandoniamo? La prima cosa è che si tratta di cibo intero, integrale, non raffinato in alcun modo. Quindi alimenti che non sono stati trattati e spogliati delle loro proprietà così come previste in natura, e nemmeno trasformati o assunti in parti dopo che sono state separate. Gli alimenti sono tutti al loro stato naturale, completi e interi, come mamma natura li ha fatti. Non ci sono farine bianche, zucchero bianco, estratti, preparati con sostanze chimiche, ne derivati da lavorazioni come i formaggi, creme o yogurt che sono tutte trasformazioni e lavorazioni del latte, ecc.

Insomma alimenti completi perfettamente integri. Persino un piccolo pesce fritto, mangiato come si fa, intero con testa e coda e cosa diversa che prendere un filetto di tonno. Di un ortaggio si mangia tutto, non solo alcune parti. Il cibo intero contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno, il che significa che l’organismo non deve andare alla ricerca degli elementi che mancano e che finisce per prendere sempre dalle sue riserve. Per chi è portato al linguaggio della scienza della nutrizione, se si vuole, il passaggio dalla attuale corrente alimentazione, a quella macrobiotica, in pratica è questo:

Carboidrati:
Zucchero/Miele/Fruttosio/Farine Raffinate, diventano Cereali/Farine Integrali
Proteine:
Origine Animale, diventano Origine Vegetale
Grassi:
Saturi/Animale/Olio Vegetale, diventano Insaturi/Solo Olio Vegetale
Vitamine:
Verdura/Frutta, diventanoVerdure/Frutta Biologica
Minerali:
Sale Raffinato/Integratori, diventano Sale Marino Naturale/Miso/Gomashio/Tamari   

La seconda cosa è che si applica il Principio Yin-Yang nella selezione dei vari alimenti e nella loro preparazione.


Non preoccupatevi di questo per ora, l’impostazione generale già significa aver fatto un grande passo e lavoro nell’introdurre equilibrio nella alimentazione quotidiana. Poi, col tempo e l’esperienza e un po’ di studio si potranno approfondire ulteriormente le cose scegliendo all’interno delle categorie di alimenti più Yin o più Yang. L’importante per ora è cominciare seguendo lo schema generale. Per avere comunque una sorta di sintesi generale, ricordate che :

Più liquido, più crudo, più freddo, poco sale = PIU’YIN                                                                                                     
Più asciutto, più cotto, più calore, più sale = PIU’ YANG

In ogni caso, rimanendo ben centrati sulla base di cereali cotti in acqua, verdure cotte e anche crude soprattutto in estate, un po’ di legumi ogni tanto (meglio in zuppa), un po’ di alghe ogni tanto, qualche dessert a base di cereali e frutta, utilizzando olio di qualita, Miso, Tamari e Gomashio…non potrete sbagliarvi.

Se volete una indicazione di massima degli alimenti di gran lunga più utilizzati, ecco una lista:

Cereali:
Riso, Miglio, Grano Saraceno, CousCous, Polenta, Pasta, Orzo, Farine e Fiocchi Cereali
    
Verdure:
Zucca, Cipolle, Porri, Carote, Rape, Cavolfiore, Cavolo Cappuccio, Broccoli, Zucchine,Verdure a foglia verde, Indivia, Erbe selvatiche, Alghe

Legumi:
Fagioli, Ceci, Lenticchie, Fagioli Azuki

Frutta:
Fresca (cotta d’inverno, cruda d’estate), Secca

Condimenti:
Olio di sesamo (per cottura), Olio di Oliva (crudo), Sale marino naturale, Miso, Tamari, Gomashio, Umeboshi (prugna acida-salata)

Varie:
Erbe aromatiche, Olive, Tè Bancha come bevanda, Caffè di cereali o di Cicoria, Semi Vari.

Dolcificanti:
Il gusto di base dei cereali, dei legumi, della frutta fresca o secca, è dolce. Non occorre aggiungere dolcificanti. Se proprio-proprio, usare il malto di cereali (non il miele che contiene zuccheri potenti).

Fermiamoci qui per oggi. La prossima settimana spendiamo un po’ di tempo sul quanto e come.

Saluti.
















sabato 3 settembre 2016

APPUNTAMENTO N. 9
LE DIRETTIVE ALIMENTARI ORIGINALI DI GEORGE OHSAWA
di Bruno Sangiovanni

Buongiorno a tutti, e buon rientro dalla vacanza (presumibilmente).
Questo di oggi è un appuntamento “di sostanza pratica”. Vi dicevo che arrivati a questo punto e dopo aver toccato in modi e forme diverse soprattutto il tema Yin-Yang, mi sembrava opportuno mettere un punto fermo, il più semplice e chiaro possibile, sulla questione pratica dell’alimentazione. Immaginando che qualcuno, giustamente, si sarà posto la domanda…”Si, va bene, ma in pratica come ci si organizza per il cibo? Cosa mangiamo nel concreto?”.

Per rispondere a questa domanda senza perdersi in eccessi di dettagli, complicazioni e anche teorie Yin-Yang (che sono comunque alla base delle direttive e su cui è bene sempre ritornare e approfondire e che serviranno magari più avanti), per rendere il quadro semplice e chiaro a tutti la cosa migliore è rifarsi alle Direttive Alimentari, così come formulate da George Ohsawa. Per completezza ricordo che queste “direttive” risalgono agli anni di pratica, diffusione e insegnamento di Ohsawa e quindi agli anni 60, tanto per inquadrare i tempi. Direttive che, guarda caso, coincidono con le più recenti raccomandazioni in campo alimentare formulate dalla comunità scientifica.

Dice infatti  il Dott. Berrino, che immagino chi legge conosca bene…”oggi la recente revisione sistematica della letteratura scientifica promossa dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF, www.dietandcancerreport.org) sul ruolo dell’alimentazione nell’insorgenza dei tumori, conclude con la raccomandazione di basare l’alimentazione quotidiana prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, con un’ampia varietà di cereali non industrialmente raffinati e di legumi ad ogni pasto, di verdure non amidacee e frutta ogni giorno. E inoltre di evitare bevande zuccherate, carni conservate, fast-food, e di limitare il consumo di alimenti ad alta intensità calorica (cioè ricchi di grassi e zuccheri semplici) e di carni rosse. Non è proprio la macrobiotica ma ci stiamo arrivando!Il che significa, lo vedete ora leggendo qui sotto le direttive, che la dieta che raccomandava Ohsawa già 60 e più anni fa, coincide sostanzialmente, come dicevo, con quella indicata oggi dalle fonti medico-scientifiche.

Le Direttive di Ohsawa sono da considerare come una linea guida e anche una sorta di traguardo a cui arrivare progressivamente attraverso la pratica e l'esperienza quotidiana.
George Ohsawa e sua moglie Lima
Bisogna chiarire bene, infatti, che non è pensabile un passaggio brusco e tout-court ad una nuova alimentazione, salvo il farlo affiancati e con la supervisione di istruttori esperti (ecco il valore del soggiorno a Cuisine et Santè). Se ci si muove da soli. bisogna procedere per gradi e con buon senso, avendo tuttavia fiducia che questo nuovo tipo di alimentazione può solo portare benefici. Ma i cambiamenti, soprattutto nello stile di vita alimentare, non sono così semplici. Bisogna ridurre alcune cose e introdurne altre, gradualmente, un po’ alla volta. Per esempio, nelle direttive Ohsawa parla esplicitamente di masticare da 30 a 50 volte per ogni boccone. E’ un fantastico obiettivo e traguardo, ma sappiamo che non è cosa per tutti, da raggiungere così, dal mattino alla sera. Le direttive sono esatte, ma per noi, comuni mortali, vanno prima comprese e poi “digerite” lentamente. Oppure ancora, pur trattandosi di preparazione semplici nella cucina, occorre imparare alcune cose a cui magari non siamo abituati, per esempio come cuocere a regola d’arte i cereali integrali, pena delusioni che possono complicare il percorso e gli entusiasmi.

Ohsawa non a caso diceva: le mie direttive alimentari sono banali, e aveva ragione. Ciò che invece è molto meno banale, lui lo sapeva bene, è cambiare mentalità e tutte le dipendenze di cui siamo prigionieri. Quando si accenna agli alimenti che bisognerebbe iniziare ad eliminare, o almeno ridurre, la domanda scontata è: “…e…ma allora cosa mangio? come faccio?”.Questa domanda da una parte è comprensibile, ma dall’altra è una dichiarazione di resa al nostro condizionamento e ai nostri attaccamenti dovuti alla paura della “mancanza”. Radicati così tanto da non farci neanche considerare che invece varrebbe la pena quantomeno di conoscere quali potrebbero essere le alternative. E’ interessante comunque rivedere le direttive originali così come venivano presentate, perché tutto quello di cui abbiamo bisogno, tutto quello che ci serve, è contenuto in questo decalogo. Niente di più, niente di meno. Sempre con buon senso.

LE DIRETTIVE ALIMENTARI ORIGINALI DI GEORGE OHSAWA

1.       Nutritevi soprattutto di cereali integrali in grani (da 70 a 100%), cucinati nel modo che preferite: cotti in due o tre volumi di acqua, a pressione o in pentola normale (a volte dopo averli saltati/tostati con un po’ di olio vegetale). Potete usare farine o fiocchi freschi e preparare dei pani e delle creme. Potete mangiare ogni sorta di cereale come il miglio, il grano saraceno, il mais, l’orzo e l’avena. Però è bene preferire il riso.

2.       Non mangiate troppe verdure (media 30%), prima saltate in poco olio vegetale poi cotte nel loro vapore e salate. Oppure bollite, o al vapore. Le verdure consigliate sono: crescione, scorzonera, carote, rape, cipolle, indivia, porri, cavolfiori, verza, broccoli, tutte le piante selvatiche commestibili, e le alghe marine. Sono invece sconsigliate le patate, i pomodori, peperoni e melanzane. Si possono sostituire o affiancare alle verdure i legumi: fagioli azuki, ceci, lenticchie, altri fagioli.

3.       Salate con sale marino non raffinato, con salsa di soia (non chimica) o del Gomashio (melange di semi di sesamo tostati e sale marino tostato). Non utilizzate altri condimenti come spezie, aceto, limone, mostarda, salse piccanti, ecc.

4.       Bevete solo quanto vi necessita, meglio se sotto forma di infusioni calde, sempre senza zucchero: tè verde naturale, timo, caffè di cicoria.

5.       Preferite se possibile cereali e verdure non trattati con prodotti chimici o medicinali. Evitate gli alimenti preparati industrialmente che contengono conservanti, coloranti, e atre sostanze chimiche

6.       Masticate bene, da 30 a 50 volte per boccone. Più masticherete, più in fretta svelerete il vostro giudizio.

7.       Evitate il caffè, i tè commerciali colorati artificialmente, il cioccolato, i succhi di frutta, tutte le bevande chimiche che si trovano in commercio e le bevande zuccherate e quelle alcoliche.

8.       Oltre a ciò non avete bisogno che di aria fresca e pura, e di immagini vivificanti che vi arricchiscono.

9.       Smettete di assorbire lo zucchero e tutto ciò che ne contiene: pasticceria, marmellate, bevande e dolci, ecc. Interrompete anche l’assunzione di frutta, per quanto vi sarà possibile, in particolare di quella che proviene dai paesi caldi.

10.   Evitate anche i prodotti di origine animale: uova, latte, burro, formaggi, e le carni, soprattutto quelle rosse, i salumi, ecc.

Questo è il decalogo che riassume (più semplice di così non si può) l’indirizzo da prendere per avvicinarsi ad una alimentazione corretta, che corrisponde alle nostre esigenze di uomini, fornendo tutti i nutrienti necessari e eliminando (o meglio riducendo) tutte le sostanze più problematiche. Per chi ritiene necessario avere rassicurazioni da parte della scienza, si consultino le ultime raccomandazioni e le piramidi alimentari proposte dai nutrizionisti e dalle autorità incaricate. Fare questo avvicinamento rappresenta già di per se un enorme cambiamento e miglioramento dello stile di vita alimentare.

Ma per chi invece non si accontenta e non vuole confinare questa esperienza al solo campo “salutistico-tout-court”, Ohsawa proseguiva ancora, e diceva…insisto sui seguenti punti:

Se non avete volontà, e se non siete arrivati alla convinzione che non esistono altri mezzi per realizzare la Salute Perfetta, non vale la pena per voi provare il nostro metodo.

Non dimenticate mai questo: il nostro metodo non è una semplice tecnica di guarigione che fa sparire i sintomi e i dolori; esso è la chiave per entrare nel regno dei cieli, per ottenere la Libertà Infinita, la Felicità Eterna, e la Giustizia Assoluta. E’ una educazione di se stessi che conduce alla guarigione ancora più profonda, più fondamentale, psicologica e spirituale.

Se non potete seguire queste mie direttive preparatorie è del tutto inutile che vi sforziate di comprendere l’Ordine dell’Universo e il suo Principio Unico, così come tutta la Filosofia della Scienza dell’Estremo Oriente che è alla base della comprensione del mondo. Lo ripeto ancora una volta: è tempo perso.