sabato 17 settembre 2016

APPUNTAMENTO N. 10 (PARTE SECONDA)
LA BASE ALIMENTARE MACROBIOTICA
Di Bruno Sangiovanni

Riprendiamo oggi, con la parte seconda dell’Appuntamento N.10, il tema che avevamo iniziato la scorsa settimana: La Base Alimentare Macrobiotica. Nella prima parte cercavo di spiegare e far capire come questa, per la sua natura e impostazione, ci consente di poter dare una risposta ben definita alle tre domande chiave che si pongono (o si possono porre) quando ci si avvicina ad un cambiamento significativo della dieta, del regime alimentare. Le tre domande sono tipicamente: a) che cosa mangiare, b) quanto mangiare, e per ultimo, c) come mangiare. Per semplicità ho diviso in due parti. La prima è stata il “cosa mangiare”, in questa seconda parliamo del quanto e del come.
Se qualcuno non avesse visto la prima parte ed è interessato, sarebbe bene andare a vederla.

Quanto mangiare

La prima regola, alquanto intuitiva viene da dire, è che si dovrebbe mangiare esclusivamente in base alla fame che si ha. Il problema è che noi mangiamo molto spesso per una falsa fame, a volte senza fame del tutto.

Bisognerebbe ritrovare il vero appetito che è il primo sintomo della buona salute. Dovremmo mangiare la quantità giusta per vivere ed essere in forma, cosa che naturalmente varia a seconda del lavoro che facciamo e più in generale della quantità di energia che consumiamo. Ma per i tanti la cui vita è sostanzialmente sedentaria? Come la mettiamo?

Mangiare per vivere (e non vivere per mangiare) vuol dire sostanzialmente mangiare poco, e anche bere poco, soprattutto e in particolare la sera, come si faceva una volta. Una volta inoltre, qualcuno se ne ricorderà, si partiva per fare la spesa con una borsa, era la borsa della spesa, e finiva lì. Oggi il bagagliaio di una utilitaria non basta più, ci vogliono auto più grandi per fare entrare tutto quello che ci portiamo a casa.

Se sul fronte della quantità perdiamo il controllo, sappiamo come funziona: è praticamente certo che il sovraccarico si trasformerà prima o poi in sovrappeso, obesità, e poi in una malattia. E’ il principio assolutamente imparziale della Giustizia, il principio di causa-effetto. Bisogna imparare la grande virtù del poco, che è un altro incredibile fattore di salute e con questa di libertà. Si diceva una volta: “al mattino mangiare come un Re, a mezzogiorno come un Principe, la sera come un Povero”. Ecco pronta la prima ricetta per una buona salute. Ma noi che facciamo? Il contrario!

Mangiare significa mettersi in comunicazione con l’ambiente dato che quel cibo diventa il nostro sangue. Dunque quella materia vivente, quel cibo che noi prendiamo richiede rispetto, amore e riconoscenza. Se non è così, e quindi se anche la quantità giusta non è rispettata, ancora una volta noi violiamo l’Ordine della Natura dove lo spreco, la sovrabbondanza e l’eccesso non esistono del tutto. Qualsiasi animale che vive libero in natura sa istintivamente e perfettamente qual’è la quantità necessaria, e su questo si regola automaticamente. Non ha attaccamenti che lo dominano e lo imprigionano. Il motto di Ohsawa era Vivere Parvo. Vivere Parvo per Ohsawa non significa vivere miseramente o fare dell’ascetismo, bensì vivere con ciò che ci è necessario e niente di più. E’ riscoprire la virtù dello stretto necessario, che è l’esatto opposto dell’abbondanza, il criterio con cui tutti noi siamo stati educati in occidente.

E’ nel poco che si trova la libertà e la salute; se non le abbiamo più, se le abbiamo perse è perché non comprendiamo più il valore del poco e della semplicità, come dimostrano tutti gli attaccamenti da cui dipendiamo e tutte le malattie che ci affliggono; tutte in pratica dovute all’eccesso di ricchezza e abbondanza. Il poco invece contiene anche un altro grande valore universale: se viviamo con quanto ci basta difficilmente saremo associati allo sfruttamento di altri perché non toglieremmo niente a nessuno. La quantità dunque è importante anche perché, di nuovo come dice Ohsawa: “la quantità può uccidere la qualità”.  Ma si può capire qual è la nostra individuale quantità giusta? Un mezzo è praticamente infallibile: è la masticazione. Il che ci porta direttamente alla terza domanda.

Come mangiare (la masticazione)

Se cambiamo la natura degli alimenti e la loro composizione, se modifichiamo pure la quantità che assumiamo ma non modifichiamo il “come mangiamo”, i risultati rischiano di diventare a volte deludenti. E’ sempre una questione di memorie passate, che sono tuttora presenti. Certo abbiamo quella dello zucchero, del cioccolato, o del caffè, e all’inizio modificare queste memorie non è semplice, ma poi l’esperienza ci dice che si possono rimuovere e che possono essere sostituite da altri sapori, altri elementi.Tra queste tuttavia, una delle memorie più difficili da rimuovere riguarda il comportamento a tavola, o durante il giorno, oppure la sera. Non tanto per il “cosa”, quanto per il “come” mangiamo. Per esempio, se alle spalle abbiamo tanti anni di attività lavorativa più o meno pressante, dove orari e modalità sono estremamente confuse, cambiare questa memoria non è semplice.

Il momento del pasto, l’atto del mangiare, richiederebbe invece una vera pausa di dedizione; se al contrario per quella mezz’ora non riusciamo a concentraci e consumare pacificamente e lentamente il nostro cibo, tutto si complica. E’ intuitivo che mangiare un panino in piedi all’angolo di un bar o discutendo di lavoro con colleghi e clienti non ci fa bene per nulla. Nel caso del cibo macrobiotico questo diventerebbe ancora più grave perché da una parte stiamo facendo un percorso di avvicinamento all’ordine delle cose, e dall’altra facciamo esattamente il contrario.

E poi anche perché mangiando in questo modo non c’è verso di masticare come invece si dovrebbe fare. La cosa che non va dimenticata infatti, è che il cibo (cereali soprattutto) va masticato, e che se ignoriamo questa cosa tutto il processo di trasformazione sarà molto più lento, complicato e a volte pure compromesso. Per una macrobiotica veramente efficace, masticare è una sorta di condizione si-ne-qua-non. Masticare è importante per tantissime ragioni: alcune sono intuitive ed evidenti, altre da comprendere. Qui di seguito una spiegazione in cinque punti:

Primo. Il corpo ama la fluidità, e masticando si fluidifica. Cibo non masticato, non insalivato, richiede sforzi enormi per la digestione perché lo stomaco deve richiamare liquidi per favorire la dissociazione delle parti solide, e i liquidi sottratti ai tessuti producono affaticamento, i tempi di digestione diventano più lunghi. La macrobiotica è invece diluizione nella bocca, trasformazione della materia in fluidi del corpo. Se si mastica bene si può mangiare tutto il giorno e anche tutto ciò che si vuole.

Secondo. La saliva contiene la Ptialina, l’enzima dedicato alla trasformazione dei carboidrati, la cui prima digestione avviene in bocca. L’effetto della saliva sulla dissociazione dei carboidrati è inpressionante, bisogna vederlo e provarlo. Lo proverete il giorno che in una ciotola di crema di riso, spessa e quasi solida, metterete un pochino di saliva. Basta “girare un po’”, attendere 20 secondi e tutta la crema diventa un latte completamente liquido. Questo racconta l’importanza di insalivare (quindi masticare) il cereale; e per lo stomaco che non ha denti ne saliva, questo vuol dire passare da una massa collosa da dissociare a un liquidi immediatamente assimilabile, come il latte per un bebè.

Terzo.masticare guarisce l’intestino, se si mastica bene si vive senza malattie”, diceva Ohsawa. La masticazione è infatti un vero processo di trasformazione per la salute. Ma c’è molto altro ancora. Masticando si produce saliva, e più si prolunga la masticazione più saliva arriva in bocca. Domanda: da dove viene questa saliva, questo liquido? Si tratta di liquidi in eccesso presenti nel corpo che si mobilitano e non ristagnano più. Per questo nel processo di dimagrimento (costrizione) la masticazione è essenziale. Se la gente conoscesse questa cosa, forse ci sarebbe speranza che tanti incomincerebbero a masticare.

Quarto. La guarigione comporta un cambio di coscienza che è cercare verità più grandi come aprire gli occhi sulla creazione e sull’ordine della natura, sul Principio Unico Yin-Yang. La masticazione è un atto che richiede di essere assolutamente presenti e coscienti a ciò che si sta facendo, è un atto dunque che sviluppa la nostra coscienza e anche la nostra volontà. Tanto è vero che una mascella pronunciata è tipica di persone che hanno una forte volontà. A proposito di aspetti del viso, chi è interessato non perda il prossimo Appuntamento, parleremo della fisiognomica.

Quinto. Infine, tornando a bomba, la giusta quantità. Se si mastica bene noi sappiamo quando è arrivato il momento di fermarci. Più si mastica meno si mangia – più si ingoia più si mangia. Sicchè, dato che la tendenza è sempre quella di mangiare un po’ troppo, masticare diventa un mezzo formidabile per controllare la quantità. Controllare la voracità mangiando lentamente, rispettosamente, essendo ben presenti a quello che stiamo facendo è la porta di entrata più diretta nella comprensione dell’Ordine dell’Universo. Ogni boccone dovrebbe essere masticato a lungo. Quanto? Si può contare e andare molto lontano. Ohsawa diceva “da 30 a 50 volte per ogni boccone, e se volete guarire da una malattia almeno 100 volte”. Ma qui entriamo all’università e noi siamo ancora alle elementari. C’è un modo molto semplice per praticare la masticazione; è posare le posate tra un boccone e l’altro (forse è proprio per questo che si chiamano “posate”). Se facciamo questo, siamo già molto-molto avanti.





                                                                                                                                                                                                                       
     





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