venerdì 21 dicembre 2012

Crème de la crème!!! Auguri!

Carissimi amici, che mi seguite, pochi, ma buoni!! Spero che le vostre feste siano come questa crema di riso:
semplici, calde, salutari!
La crema di riso rimette a posto tutto, se avete un problema provate, è di conforto, toglie ogni ansia, ci fa sentire in pace col mondo. Sì perché nel mondo quando si "festeggiano le Feste" ci sono un sacco di persone che non possono avere tutto quello che si può avere noi: regali, cibi prelibati, compagnia dei propri cari. E allora un piatto di crema di riso riesce a farci sentire più vicini anche a quella persone che stanno peggio di noi. Bisognerebbe avere più coraggio e la notte di Natale andare in giro con grandi pentole di crema di riso da distribuire ai senzatetto!
Mentre scrivo sto proprio mangiando quella che vedete in foto: è particolarmente buona e mi riporta alla mia prima volta a Cuisine et Santé, era d'inverno con la neve, alla casa arrivai di notte, già nel buio emanava tutto il suo fascino. Entro e vedo il caminetto circolare e la grande cucina, sul fornello una grande pentola di crema di riso per il mattino dopo, quando seppi che era la colazione, mi dissi "Ce la farò?" E ce la feci, grazie a René, a G.O., a Bruno, a Daniel, a Briac, a Myriam e a tutti quelli che mi hanno aiutato in questo percorso che per me è stato molto naturale, alla fine per niente complicato, con molti ostacoli da affrontare anche oggi nel mio quotidiano. W la macrobiotique!!!

Crema di riso:
1 parte di farina di riso
sarebbe meglio macinarsela a casa dal riso integrale, la farina viene meno fine e la crema è molto più buona
5/6 parti di acqua
Sale grosso q.b.
Tamari q.b.

Metto sul fuoco l'acqua e quando raggiunge il bollore, inizio a buttarci dentro la farina, a pioggia, aiutandomi con una frusta per non fare grumi. Quando ho ben sciolto la farina nell'acqua riporto a bollore e giro piano-piano. La crema deve cuocere, altrimenti è indigesta. A questo punto metto sotto la pentola lo spargi-fiamme, e continuo a girare, quando vedo che bolle troppo abbasso il fuoco al minimo, metto il coperchio e lascio cuocere per 15/20 minuti. Dopodiché spengo e lascio a riposare per un po'. L'ideale è farla la sera prima per la mattina dopo, perché anche a fuoco spento continua a cuocere.
Ciotola o scodella, come più vi piace e tamari per condirla (senza esagerare, nella crema c'è già il sale)

Buone Feste a tutti!!!!!!!!

venerdì 23 novembre 2012

Torta di riso 3M (Mochi a Modo Mio)

Gran figurone con questa torta!!

Ci occorrono:
1 parte di riso dolce bio "mochi" (da Naturasì lo trovate)
1 parte di succo di mele
1 parte di latte di mandorla
2 mele
mandorle qb
uvetta qb
1 arancia
olio di sesamo o di oliva qb
1 pizzico di sale
2 cucchiai da minestra di malto di riso (facoltativo per i più golosi!)

Si mettono le mele, tagliate a tocchetti e senza buccia, a bagno del succo d'arancia e della sua scorza. Si mettono a bagno i chicchi di uva passa, nell'acqua calda. Tritiamo un poco le mandorle
Nel frattempo si cuoce il riso in pentola a pressione, 45 minuti da quando lo mettiamo sul fuoco, con 1 parte di succo di mela e la parte di latte di mandorla e per chi vuole i 2 cucchiai di malto di riso.
Quando il riso è cotto, lo si lascia in pentola a pressione chiusa e nel mentre mettiamo in una padella con pochissimo olio, la mela, l'uvetta scolata, le mandorle e il succo e le scorzette di arancia dove avevamo messo a bagno le mele. Facciamo cuocere un poco, 5/10 minuti, girando e stando attenti a non fare troppo ritirare il sughetto, magari aggiungiamo poca acqua.
Accendiamo il forno a 150°. E mentre si scalda, mettiamo la frutta spadellata dentro al riso, mescoliamo bene. Ungiamo una teglia e ci mettiamo tutto il composto ben livellato, non dovrà essere troppo alto.
Inforniamo e lasciamo cuocere per 20/30 minuti. Attenzione al riso che potrebbe asciugarsi troppo e risultare un po' duro quando lo si mastica.
Serviamo delle belle fette su un piatto che possiamo guarnire con del tahin, o con del latte di cocco molto denso (tipo panna liquida).
Slurp!!

venerdì 9 novembre 2012

Quinoa multicolor





Per cucinare questo piattino ho usato 2 differenti tipi di quinoa (bianca e rossa) e il grano saraceno. Li mischiate prima di dosarli, nella percentuale che più vi piace. Amo aggiungere la quinoa al saraceno perché addolcisce il sapore "tosto" di questo favoloso cereale che aiuta molto l'intestino a fortificarsi, e essendo l'intestino, la radice della nostra pianta (corpo umano), vuole dire che ci aiuta a essere sani!!
Come verdure ho usato porri e carote: che colori! La foto non rende giustizia all'allegria che danno sia nel vederli che nel gustarli!

Cosa occorre:
1 parte di cereali misti: quinoa bianca - rossa - grano saraceno
3 parti di acqua
1 pizzico di sale
olio q.b. (sesamo o oliva extravergine bio)
4 piccoli porri (li useremo tutti da cima a fondo)
4 carote "normali"

Taglio a metà per il lungo il porro (parte bianca) e lo taglio poi per il largo, otterrò delle "semilune"
La parte verde del porro, farà la stessa fine, tagliata per il largo.
Con le carote mi muovo così: ogni carota divisa in tre pezzi, ogni pezzetto diviso in due per la lunghezza, e poi faccio dei fiammiferi, cioè delle striscioline. Prometto che la prossima volta scatto delle foto sui tagli delle verdure!!

Prima di tutto cuocio le verdure, yanghizzandole, cioè fuoco vivo, le faccio appassire, girandole spesso, senza mettere sale e olio che aggiungerò solo dopo che hanno assorbito la loro acqua. Una volta che le abbiamo condite, abbassiamo il fuoco, mettiamo spargifiamma, copriamo e lasciamo cuocere così a fuoco lento per una ventina di minuti,  venti minuti che ci serviranno per cucinare i cereali.
Le 3 parti d'acqua vanno messe a bollire col sale, e quando bolle, versiamo i cereali. Giriamo e una volta ripreso il bollore, copriamo col coperchio, abbassiamo il fuoco al minimo, mettiamo lo spargifiamma e lasciamo cuocere pian pianino fino a che il cereale avrà assorbito tutta l'acqua.
Ecco qua, un piatto buono, colorato, che mette allegria e ti fa stare in pace col mondo!! Masticatelo piano, mi raccomando!

mercoledì 7 novembre 2012

Pane Ohsawa alla riscossa!!! CON OLIVE E SESAMO

Questa ricetta è veramente semplice e proprio per questo buona. E' versatile: si può fare dolce o salata, si può mangiare come spuntino, colazione o accompagnando altri cereali e verdure, proprio come se fosse un companatico. Nel blog ce ne sono altre 2 versioni
Ricordarsi SEMPRE che la quantità ammazza la qualità, quindi se ne fate indigestione non va bene per niente!!
In questo blog c'è la ricetta originale, la potete trovare fra quelle meno recenti, o nella mia bacheca Fb, fra i post in fondo alla pagina.
Qui vi suggerisco una versione salata molto intrigante: ho preso un po' di olive al forno fatte l'altro giorno (la ricetta è qui sul blog) e dopo averle snocciolate le ho impastate con la farina. Ma andiamo con ordine!





Mi serve:
1 parte di farina di grano saraceno biologico
1 parte di acqua
1 pizzico di sale
1 parte di olive snocciolate (nere, verdi come volete)
1 cucchiaio d'olio (sesamo o oliva extra vergine)
2 cucchiai di semi di sesamo tostati

I cucchiai sono quelli da minestra, nel mio caso non ho aggiunto olio perché le mie olive ne avevano dalla cottura in forno, cercate di comprare olive da snocciolare, perché quelle già pronte non sono altrettanto buone. Per la quantità delle olive ho usato lo stesso ciottolino dove ho misurato acqua e farina.

Accendiamo il forno a 180° e nel frattempo in una bella ciotola, mischio insieme tutti gli ingredienti, poi metto l'impasto in una casseruola di acciaio, ungendone appena il fondo.  A questo punto la stendo per bene in maniera che non ci siano "dislivelli", mi aiuto con una la stessa spatola con la quale ho ripulito la ciotola. L'altezza del nostro pane non deve superare il centimetro. Inforno e lascio cuocere per 30/40 minuti, al solito dipende dal forno. Quando finisce il tempo di cottura, spengo il forno e lo lascio ancora un pochino dentro ad asciugare, poi tiro fuori, aspetto che si freddi e lo mangio.
Il giorno dopo è più buono, e il giorno dopo ancora, se ci arriva...è ancora meglio! Buon appetito!

domenica 4 novembre 2012

Olive al forno

Ecco qua, in giornate di pioggia come oggi, un modo divertente di passare il tempo è cucinare. Cucinare le olive prodotte dal mio piccolo olivo è una soddisfazione che mi ha molto emozionato. Qui in Toscana a novembre è tempo di raccogliere le olive per fare l'olio, ed è bello vedere che in giornate grigie e piovose tanta gente multicolore, dalle età più svariate, popola i campi. Due tre persone intorno a un olivo, le cassette piene di olive, il trattore.
Nel mio giardino ho un piccolo olivo, al quale non ho mai propinato niente, aldilà di acqua piovana o all'occorrenza, come questa estate che è stata bollente, un secchio d'acqua fresca al tramonto. Un olivo realmente bio, ogm free......E' cosa rara che faccia delle olive dove non abitino, vermicini, mosche, e quant'altro. Normalmente lascio le olive "abitate" ai passerotti come scorta di cibo per l'inverno. Quest'anno, forse proprio a causa del grande caldo estivo, il vermetto che bucherella tutte le olive rendendole immangiabili, ha preferito alloggiare da qualche altra parte, per cui oltre a trovarmi un olivo carico, le olive stesse erano belle cicciottelle. Normalmente vengono messe in salamoia, ma è una pratica molto lunga. Ho preferito metterne una parte nel congelatore in sacchetti (è sufficiente lavare e asciugare le olive), da usare al momento, e una parte, quella che vedete nella tegliona, cucinate al forno, con sale e origano e pochissimo olio (forno a 180°, fino a che non le vedete appassire). Una volta cucinate le ho messe in barattoli di vetro, che conservo nel frigo. Noi siamo abituati a mangiare olive che non hanno il loro vero sapore. Queste mantengono quel caratteristico gusto amaro che le contraddistingue da quelle che troviamo al supermercato che oltretutto sono molto salate. Quindi se avete qualche amico che abita in campagna, chiedetegli di portarvi un sacchetto di olive "vere", vi assicuro che fatte così al forno sono ottime e possono condire riso, pasta, oppure nel pane Ohsawa, in una zuppa di zucca, per decorare un piatto di pesce, insomma troverete di sicuro il modo di inserirle in qualsiasi piatto, o anche da sole come spuntino insieme a una galletta di riso!!

Navigatore


Ecco la mappa, la carta stradale di come muoversi nel mondo degli alimenti per arrivare a un sano e felice equilibrio: a sinistra il massimo dello Yin, a destra il massimo dello Yang, più ci si avvicina al centro e più gli alimenti sono equilibrati, vedete il posto che hanno i cereali, per esempio? E la carne o i formaggi che sono Yang abbestia! Questa mappa è molto utile per non sbagliare strada o per riprendere la strada giusta quando ci si è persi un momento. Naturalmente qui ci sono alimenti che non vengono abitualmente usati in macrobiotica, ma in realtà in macrobiotica siamo liberi di mangiare tutto, basta saperlo accompagnare dal suo complementare. In macrobiotica l'importante è non esagerare: la quantità uccide la qualità. In macrobiotica l'importante è variare e sopratutto masticare bene quello che si vuole ingoiare, perché la prima digestione avviene in bocca. Masticare bene vuole dire, trovare il tempo. Non dobbiamo ingurgitare tutto in fretta e furia senza neanche apprezzare quello che ci è stato regalato dalla natura. Un poco di gratitudine ci vuole, no? René diceva: "Più si mastica, più si diventa intelligenti!". E continuava dicendo: "La masticazione apre alla respirazione!"

lunedì 16 aprile 2012

Cinque sapori

Ecco tre sapori molto accattivanti: zucca, borragine, e cereale. Beh, prima di tutto bisogna dire che la borragine non la troviamo dall'ortolano-fruttivendolo, ma direttamente in campagna: è quella piantina dai fiorellini blu, fatti a campanellina e le foglie pelose che bucano un po'. Da questa verdura si estrae un olio molto buono, che credo si usi sopratutto in erboristeria. Noi useremo le foglie che una volta cotte ricordano leggermente il sapore del carciofo. E' una pianta che si vede solo in questa stagione, spesso cresce spontanea ai bordi delle strade, ma vi consiglio di coglierla in un bel campo da dove non passano auto, così è di sicuro meno inquinata.
Come cereale, udite udite, ho mescolato due sapori: grano saraceno e quinoa. Ho assaggiato questo mix in un buon ristorante vegetariano di Milano, "Il grande cerchio", in Via Buonarroti, e francamente ho subito copiato l'idea! Il saraceno ha un sapore molto deciso che viene addolcito dalla quinoa, vi consiglio di provare.

Dunque abbiamo bisogno di:
1 zucca Okkaido
un bel mazzo di foglie di borragine(quando cuoce riduce molto la sua quantità)
quinoa
grano saraceno
olio di sesamo, ma anche extravergine di oliva se lo preferite
sale fino marino integrale

Zucca: dopo averla tagliata a tocchetti, l'ho messa in una teglia, condita con olio e sale e cotta a 180° in forno per un'ora circa, come sempre dipende dal forno. Metà cottura l'ha fatta con la teglia coperta dall'alluminio, l'altra metà della cottura l'alluminio è stato tolto.

Borragine: lavata, tagliata a pezzi e messa in una padella. ho messo sul fuoco vivo e l'ho fatta appassire, in modo che cuocesse nella sua acqua, va girata molte volte perché non attacchi alla pentola. Dopodiché si aggiunge sale olio, si mette lo spargifiamma, la pentola viene coperta col coperchio, si abbassa la fiamma e si fa cuocere per venti minuti, dando un'occhiata ogni tanto per non farla attaccare.

Cereali: in questo caso ho fatto metà quinoa e metà saraceno, ma potete trovare la vostra miscela. Quindi una misura di cereali e tre misure di acqua. Mettete l'acqua sul fuoco col sale q.b. e quando bolle versate il mix di cereali, coprite, spargifiamme, abbassate il fuoco e generalmente dopo 20 minuti tutta l'acqua viene assorbita dal cereale e questo vuol dire che è cotto!

Disponete nel piatto e buon appetito!!

Ricordatevi sempre che ciò che avanza, lo potrete usare domani per fare una buona zuppa o uno sformato, c'è sempre il modo di riciclare!!

martedì 31 gennaio 2012

Biscotti da nevischio


Ingredienti:
3 parti di granella di nocciole
2 parti di farina di saraceno
1 parte di farina di riso
2 parti di Maizena
1 parte di olio, in questo caso ho usato olio di oliva
3 parti di succo di mela
Uvetta e pinoli q.b. ovvero a seconda di quanto dolce vi piace (SENZA ESAGERARE!!)
1 pizzico di sale

Prima di tutto accendere il forno a 150°. Per non fare attaccare i biscotti mi sono aiutata con la carta forno sulla teglia, ma sarebbe meglio farne a meno. Mettete a mollo l'uvetta in un recipiente con acqua calda per ammorbidirla
La granella l'ho preparata, mettendo delle nocciole nel minipimer, tritandole per bene, quasi a fare una farina di nocciole, ma potete provare a tritarle meno, che secondo me viene fuori un biscotto altrettanto squisito.
Gli ingredienti saranno tutti  biologici e integrali, questa è una ricetta senza glutine che possono realizzare anche i celiaci.
Mischiate in un recipiente grande la granella di nocciole, tutte le farine, la Maizena,, il pizzico di sale, aiutatevi con una frusta, farete meglio.
Aggiungete il succo di mela, e mischiate bene. Poi l'olio e ancora mischiate. Per ultimi i pinoli con l'uvetta che avrete scolato dall'acqua per bene, e ri-mischiate!!
A questo punto dovreste avere un bell'impasto omogeneo e con un cucchiaio e un cucchiaino, aiutatevi a fare dei "mucchietti" di impasto nella teglia: col cucchiaio prendete l'impasto e con il cucchiaino lo adagiate sulla carta forno.
Il forno sarà ben caldo quando infornerete. Lasciate i biscotti a cuocere per 30 minuti circa a 150°, ricordatevi che tutto dipende dal tipo di forno, quindi i biscotti meglio tenerli d'occhio per evitare di bruciarli o sfornarli crudi: devono essere come nella foto, avere un colore abbronzato. Lasciate raffreddare e mangiate. Se resistete, il giorno dopo saranno più buoni....io non ho resistito!

giovedì 12 gennaio 2012

Il sale della vita!!

Grazie a Aam Terranuova  http://www.aamterranuova.it/default.asp, a Pino Shio Zammataro e al suo prezioso "Bioricettario"!!


Shio – Sale. Le 4 figure che compongono l’ideogramma, sono, la terra (sn), l’uomo (su), la bocca (cntr), il piatto (giù).

“Alle streghe il sale non piace. Perché il sale è la vita”
Nico Orengo: “Il salto dell’acciuga”

Negli ultimi 50-60 anni, almeno stando a tutte le più importanti campagne mediatiche, il sale sembra esser diventato il nemico alimentare n°1 di una parte del genere umano, quella occidentale, che, dall’ultima guerra in poi, ha basato la propria alimentazione quasi soltanto su cibi provenienti dall’industria agro-alimentare e dal mondo animale, più che dal mondo vegetale e dalla natura. Quella parte che ha imparato a combattere qualunque malessere, ma anche un semplice disagio, a suon di bombardamenti chimici o di interventi più o meno brutali e cerca d‘imporre questa pratica a chi ne è ancora libero e continua a cercar d’applicare alla propria vita tradizione, esperienza e buon senso.
Storicamente, i giacimenti di sale, venivano trovati seguendo gli erbivori che lo ricercavano con avidità; villaggi sorgevano in prossimità di quei luoghi. C’è una grotta in Kenia, a Kitum, larga una cinquantina di metri e lunga 160, che da milioni d’anni, poco dopo il tramonto, attira elefanti a centinaia e branchi di altri erbivori, che vi stazionano per molte ore, occupati a scalfirne le pareti - ricche di sali di sodio – fino ad un’altezza di 4 m. e ad ingurgitare golosamente i frammenti che se ne staccano. Secondo gli scienziati, sarebbe stata scavata nel corso di molte migliaia di anni, dai pachidermi e dai loro antenati attratti dal sale. Per secoli il sale è stato preziosa merce di scambio, moneta, medicina. Le “vie del sale” si estendevano su tutta l’Europa e sul bacino del Mediterraneo, in Africa e fino all’oriente. Prima della sua produzione industriale, il deserto del Sahara era attraversato da carovane del sale che arrivavano a contare fino a 30.000 cammelli!
La tradizione c’insegna che il sale, dai tempi più antichi e nei più diversi consorzi umani, ha sempre avuto un’importanza vitale e un’aura di sacralità che dura tutt’oggi in certe culture. In quella mesopotamica era un alleato di cui si richiedeva l’aiuto per contrastare magie e sortilegi: “O sale, creatura di luoghi palustri…senza di te, re, dèi, padroni e principi non fiutano incenso; sono…figlio di…, prigioniero di un incanto, febbricitante per stregoneria. O sale, spezza l’incanto! Sciogli la malìa! Toglimi il sortilegio! E così, come il mio creatore, ti esalterò”. Nella Roma imperiale, Salàcia era epiteto di Venere/Afrodite, la dea messa in rapporto con la vita sulla terra, generata dalla spuma del mare. Il battesimo, il primo sacramento, quello che introduce il cristiano nella famiglia della chiesa, è una segnatura col sale (in quanto alimento e come sale della saggezza) sulle labbra del bimbo. Nel Rituale Romano, per la consacrazione dell’acqua nelle parrocchie, il sabato santo, si pratica una benedizione in cui il sale ha funzione salvifica e purificatrice dalle influenze malefiche: “Io ti esorcizzo, creatura chiamata sale, per il Dio vivente, per il vero Dio, per il Dio santo che, per l’intervento del profeta Eliseo, ti ha fatto gettare nell’acqua per purificarla…Sii una causa di salvezza per l’anima e il corpo di coloro che ti prenderanno…”. Anche nel rituale ebraico, la vittima sacrificale, doveva prima essere resa degna e sacra col sale. Nello Scintoismo, shio (il sale), è uno strumento di purificazione ed ha capacità di mondare/proteggere riconosciuta sia nelle cerimonie che nella vita corrente. Esso viene raccolto in piccoli mucchietti all’ingresso della casa, sul bordo dei pozzi; viene sparso - a garanzia d’un combattimento leale - sui ring del Sumo o al suolo dopo le cerimonie funebri; ha la facoltà di rendere puri i luoghi o gli oggetti contaminati. Alla partenza d’una persona sgradevole, veniva sparpagliato sulla soglia di casa. Nella cultura mediterranea (Fenici, Greci, Arabi, Ebrei…) il consumo di gruppo del sale, aveva valore di comunione. Per i Semiti, consumare pane e sale in compagnia equivaleva alla stipula d’un’amicizia indistruttibile e all’impegno a rispettare la parola data: “questo è del sale patto inalterabile e sempiterno, dinanzi al Signore per te e per i tuoi figlioli…” (Numeri, XVIII, 19). Quindi, oltre che di sodalizio, anche simbolo d’umiltà. La tradizione alchemica vuole il sale come mediatore fra l’acqua e la terra, versato da Dio per unirle, scintilla dell’anima del mondo. È simbolo di resurrezione, fecondità, pace, sottomissione; è medicina per gli occhi, sia fisici che dell’anima; disperde i sogni nefasti, difende dai demoni…In quanto estratto dall’acqua marina (simbolo della dinamica vita/morte) tramite evaporazione, è quintessenza (essenza purissima) e opposizione (il granello di sale sciolto nell’acqua è simbolo tantrico del riassorbimento dell’Io nel Sé universale). Figurativamente “sale” sta per sapienza, giudizio, buon senso; la frase latina “ipsum tectum plus salis, quam sumptus habeat”, tradotta letteralmente dice: la casa in sé aveva più sale che sontuosità, dove salis sta per buon gusto, sapore; la saggezza è rappresentata dal sale in zucca. Al contrario “insipido” indica ciò che è banale, scialbo, senza vivacità, privo di spirito. Cosa spingeva tutte quelle genti e animali a considerarlo così prezioso e persino sacro e perché oggi, qui da noi, è additato come un pericoloso nemico?
Nei secoli, il potere battericida del sale, la sua azione contrattiva e addensante, è stata usata per la fermentazione dei cibi e la loro conservazione. Ha garantito la sopravvivenza dell’umanità per millenni. Prima dell’avvento del frigorifero, burro, formaggio e carni dovevano essere abbondantemente salati per poter durare, tanto che le massaie dovevano apprendere a dissalare il burro per metterlo a tavola. La salatura disidrata il prodotto. Mancando l’acqua si riduce la proliferazione dei batteri anaerobi, le albumine si coagulano, le cellule sono protette dall’aria, dal degrado. Il sale rende molto alcalinizzanti le verdure fermentate con esso, il loro consumo, quindi porta ad una condizione di maggior resistenza alle aggressioni batteriche, visto che la malattia è causata spesso da un processo di acidificazione dei nostri liquidi corporei. Ohsawa e i suoi discepoli non consideravano possibile un valido controllo della proliferazione del cancro senza un appropriato uso del sale. 
La composizione del sale marino integrale varia nelle percentuali secondo la provenienza, ma comprende, almeno in tracce, tutti gli oligoelementi fondamentali per la vita animale sulla terra che, occorre ricordarlo, ebbe origine dalle acque marine. Basta leggere l’etichetta di uno a caso degli integratori alimentari più in voga, per verificare che quegli “oligoelementi” (calcio, potassio, ferro, stronzio, manganese, rame, vanadio, alluminio, cobalto, nikel, rubidio, cromo, titanio, tellurio, bismuto, stagno, wolframio, molibdeno, c’è anche il litio, che viene impiegato, ad alti dosaggi, per il trattamento delle crisi maniaco-depressive) che fanno la fortuna di chi li produce, sono tutti presenti nel sale marino integrale . Gli stessi minerali sono presenti nel nostro sangue e nei liquidi inter-cellulari: le nostre cellule nuotano in un mare la cui composizione è molto simile a quella degli oceani. Fra i principali minerali che compongono questo sale abbiamo Sodio (Na), Cloro (Cl), Magnesio (Mg), Iodio (I). 

Il sodio svolge alcune funzioni fondamentali: insieme al potassio, regola il bilancio idrico dell’organismo, impedendo al corpo di disidratarsi e ne regola l’equilibrio acido/alcalino. Mantiene solubili gli altri minerali del sangue, impedendogli di formare depositi. Partecipa al trasporto dell’ossigeno. Aiuta ad eliminare l’anidride carbonica. È indispensabile per la trasmissione degli impulsi elettrici dalla corteccia cerebrale ai nervi; corteccia che, impedendo una troppo rapida eliminazione del sale da parte dei reni, permette la produzione del cortisone, di cui due componenti, androsterone e testosterone, agiscono sulla potenza riproduttiva maschile. Ha effetto antidepressivo. Procura una forte resistenza alle malattie infettive. Favorisce la produzione della bile, contribuendo così alla digestione dei grassi. Sintomi di carenza, sono gas intestinali, dimagrimento, vomito, ipoglicemia, palpitazioni, indebolimento, contrazioni muscolari, stordimento, tristezza, depressione (arteriosa e mentale). Può essere d’aiuto in caso di squilibri nervosi, diarrea, infiammazioni orali, crampi, esaurimento surrenale, fibrosi cistica, disidratazione, edema, febbre, poliomielite, tossiemia. In natura si trova nelle carni e nei prodotti animali oppure nel sale marino integrale, è scarso nel mondo vegetale, insufficiente al fabbisogno umano.

Il cloro (cloruro): partecipa all’equilibrio acidi/alcali. Stabilizza la pressione che permette il passaggio dei fluidi attraverso la membrana cellulare allo scopo da equilibrare fra le due parti la concentrazione delle particelle dissolte. È ingrediente fondamentale per la produzione dell’acido idrocloridrico, il succo digestivo che permette la scomposizione delle proteine e degli alimenti ricchi di fibre. Ha azione stimolante sul fegato perché agisca da filtro per le scorie e lo aiuta ad eliminare quelle tossiche. I cloruri sono anche importanti per la secrezione anale e sono necessari per l’eliminazione dei residui azotati del metabolismo. Digestione difficile, perdita di capelli o denti, atonia muscolare, diarrea, vomito, insufficienza surrenale e acidosi, possono essere sintomi della sua carenza. Può essere utile in caso di vomito o diarrea. La sua unica fonte naturale è il s.m.i.

Il magnesio è indispensabile per oltre 300 processi metabolici, fra cui la trasformazione del glucosio in energia, la sintesi delle proteine dell’acido nucleico, la produzione dell’urea, il tono vascolare, la trasmissione degli impulsi muscolari, la stabilità elettrica delle cellule, la trasmissione nervosa e l’attività fisica. Attiva gli enzimi necessari al metabolismo di carboidrati ed amminoacidi. Interviene nell’assorbimento di minerali come il calcio, il fosforo, il sodio e il potassio; ci permette di far uso delle vitamine del complesso B, della C e della E; favorisce la crescita delle ossa; partecipa all’azione muscolare/cardiaca regolandola e così pure all’equilibrio acido/alcalino del corpo; agisce sulle contrazioni neuro-muscolari, in contrasto con l’azione stimolante del calcio; migliora il flusso sanguigno e quello renale. La sua carenza è molto diffusa e difficile da diagnosticare, ma si può ricondurre alla mortalità cardiovascolare, malattie cardiocoronariche, manifestazioni arteriosclerotiche vascolari, aritmia cardiaca, aumento dell’irritabilità del sistema nervoso, depressione. È utilizzato nella prevenzione degli attacchi cardiaci, delle trombosi coronariche e delle ischemie cardiache; prevenzione e trattamento delle calcolosi, disturbi neuromuscolari, depressione, ansia, epilessia, sindrome premestruale, diarrea, carie, osteoporosi, e ancora molti altri disturbi. È abbondante nel mondo vegetale, in quanto costituente della clorofilla. Oltre che nel s.m.i. lo si trova nelle mandorle e nei semi oleaginosi, nel germe di grano, mele, fichi, mais, soia, nel pesce.

Lo iodio, trasformato in ioduro dal nostro organismo, partecipa allo sviluppo e al buon funzionamento della tiroide ed entra a far parte della tiroxina, l’ormone che questa ghiandola produce, catalizzatore della sintesi del colesterolo. Favorisce la crescita ed aiuta l’organismo a smaltire il grasso in eccesso, stimolando il metabolismo basale. Se la tiroide è efficiente ne gioverà l’acutezza mentale, la capacità espressiva, capelli, unghie e denti, la pelle. Così pure, la regolare produzione di tiroxina permette la trasmutazione del carotene in vitamina A, la sintesi delle proteine e il regolare assorbimento dei carboidrati nell’intestino. La carenza di iodio, può manifestarsi con un ingrossamento della tiroide (gozzo) e ipotiroidismo, indurimento arterioso, lentezza mentale e metabolica, palpitazioni, tremori, irritabilità, nervosismo. Nei bambini, può portare a cretinismo, se la madre non ne ha assorbito a sufficienza in gravidanza e favorire la poliomielite. Lo iodio è d’aiuto nel trattamento dell’artrite, atero/arteriosclerosi, ipo/ipertiroidismo, angina pectoris, ferite, scarsa energia mentale e fisica e contro gli effetti della radioattività. Lo si trova, in natura, in tutti i prodotti del mare, alghe e pesci; nella soia, spinaci e bietole, cime di rapa, sesamo e nel s.m.i.
Sale e Salute hanno la stessa radice. Senza sale, l’uomo morirebbe per disidratazione. Se durante un regime alimentare, ci privassimo di esso, sarebbero i tessuti doverlo cedere. Questo comporterebbe il rischio di malattie dell’uretra e di albuminuria (proteine nell’urina), debolezza fisica, inerzia e lentezza. Coloro che seguono un’alimentazione vegetariana o vegan senza sale, potranno avere un carattere docile e tendere all’introversione, ad isolarsi, per poi sentirsi alienati dalla società. Secondo Georges Ohsawa fondatore della macrobiotica, il sale marino integrale è il primo e miglior antibiotico e anticancerogeno naturale; egli stesso sopravvisse a malattie dichiarate incurabili, grazie ad esso. Mentre le attuali tendenze di questa disciplina e i suoi nuovi divulgatori, si sono molto allontanati dai principi del loro maestro e ne stigmatizzano l’uso quanto e più della scienza convenzionale. Ma il corpo privato del sale, diventa rapidamente fiacco e vede ridursi la propria attività, il mentale tenderà alla tristezza e alla depressione, tutte le funzioni metaboliche sono rallentate e la salute più esposta ad attacchi esterni, la personalità perde vigore e diventa più sottomessa. Potrebbe essere questa una delle ragioni per cui, da sempre, il potere ha esercitato un controllo severo sulla sua produzione e distribuzione.
Sale significa concentrazione, presenza; rappresenta il legame più profondo con le nostre origini, l’acqua, la terra, l’essenza minerale della nostra esistenza. René Quinton (1866-1925), fisiologo e biologo francese, dopo lunghi studi ed esperimenti, scoprì le virtù terapeutiche dell’acqua marina e mise a punto un trattamento per renderla consumabile ed iniettabile. Egli dimostrò che la sola differenza fra l’acqua di mare e i nostri liquidi fisiologici sta nella concentrazione in Sali (33 g./l. contro i 9 g./l. del nostro sangue e liquidi intercellulari); il suo sistema terapeutico (somministrazione e trasfusioni di Plasma o Siero Quinton > oggi Quinton®Isotonic) ebbe un tale successo su una tale varietà di patologie, che nel 1907 il quotidiano L’Intransigeant scrisse: “I lavori di Pasteur apportano un concetto di malattia. Quelli di Quinton ci danno un concetto della salute…Cos’è un siero Pasteur? È un siero specifico per una malattia e contro questa malattia, un siero che attacca un dato microbo e nessun altro. Cos’è l’acqua di mare? Un siero che non attacca nessun microbo particolare, ma dà alla cellula la forza organica per lottare contro ogni microbo”. 

Il sale comune, raffinato, subisce diversi trattamenti. Evaporata l’acqua salata e seccato al sole, esso viene ridisciolto, filtrato e fatto evaporare artificialmente, quindi ri-cristallizzato. Durante questo processo, quasi tutti gli elementi naturali vengono distrutti e la struttura chimica del sale alterata. Il risultato è NaCl (cloruro di sodio) quasi puro, un prodotto chimico che violenta le papille gustative e le desensibilizza, obbligandoci ad aumentare le dosi di condimento per apprezzare il gusto dei cibi; in questo caso gli effetti sul nostro organismo sono nefasti. Nel sale “arricchito”, gli elementi distrutti vengono rimpiazzati con magnesio carbonato, sodio carbonato, potassio iodale e destrosio (usato per stabilizzare lo iodio) e vengono aggiunti stabilizzanti, antiagglutinanti, decoloranti e agenti di cristallizzazione, ne risulta alla fine una sostanza artificiale inadatta e tossica per l’organismo. I cibi più comunemente consumati, quelli provenienti dall’industria alimentare, nascondono grandi quantità di sale di qualità scadente, che viene usato per rendere appetitosi alimenti troppo raffinati per conservare un sapore.* Inoltre, il consumo alimentare dei paesi civilizzati è basato largamente su prodotti e sottoprodotti del mondo animale, che già contengono dosi relativamente eccessive di sodio. Chi fa uso di questi cibi, dovrebbe ridurre l’assunzione ulteriore di sale, cosa che non accade. Chi consuma con frequenza cibi grassi, formaggi, latte, uova, burro/margarina, tende ad avere depositi di questi grassi nel sistema circolatorio, anche in questo caso, l’eccesso di sale, magari di cattiva qualità, può causare gravi danni. A proposito di ritenzione idrica, invece, bisogna tener presente che una delle funzioni del sale è quella di rendere permeabili ai liquidi le membrane dei vasi sanguigni. Se nel nostro sangue c’è la quantità giusta di sale, l’acqua in eccesso viene assorbita dai tessuti e sarà eliminata dai reni. Se gli eccessi alimentari, la cattiva qualità del cibo, la perdita dell’equilibrio ormonale, determinano una maggior presenza di sale nei tessuti che nel sangue, dai vasi sanguigni esce una maggior quantità d’acqua che non viene tutta riassorbita e diventa causa di gonfiori, edemi, cellulite. 
Chi si nutre di prodotti vegetali, ha bisogno di sale di buona qualità, visto che il mondo vegetale è povero di sodio e privo di cloro, che ci sono indispensabili. Ma la quantità è individuale può variare da un giorno all’altro, nelle stagioni e nei luoghi, dovremmo diventare capaci di valutare la nostra condizione e dedurne le necessità. Ciò che è davvero importante è sotto quale forma consumarlo. Il sale cristallizzato, comune o integrale che sia, ha un impatto violento col nostro organismo, a cominciare dalle papille e dall’eccessiva stimolazione del sistema nervoso parasimpatico, che inibisce l’attività di reni, fegato, cuore, milza e tutti gli organi pieni. Dovrebbe essere sempre assorbito tramite l’alchimia della cucina, in combinazione con olio o con le sostanze organiche delle verdure. La chelazione è un processo che si incontra frequentemente in natura, durante il quale i metalli inorganici formano complessi con la materia organica; avviene anche in cucina con l’azione del fuoco e del tempo, della pressione o nei processi di fermentazione. Quindi crauti e insalatini sono ingredienti utili alla nostra dieta, così come i fermentati di soia, miso, shoyu, tamari, le straordinarie prugne umeboshi, il gomasio (sesamo e sale). Tutti sono fonti di sale chelato, quindi ottimi sostituti del sale in cristalli e costituiscono dei veri “integratori alimentari” naturali e degli ottimi rimedi casalinghi per un’infinità di piccoli e grandi malesseri.